"L'emergenza non ha permesso di replicare nel 2020 l'elevato ritmo di crescita tenuto dal mercato IoT negli ultimi anni", afferma Giulio Salvadori, Direttore dell'Osservatorio Internet of Things.
"Ma, pur in leggera flessione, il mercato è comunque in salute e presenta una buona dinamicità, con tanti ambiti che sono cresciuti rispetto al 2019, come Smart Agricolture, Smart Factory, Smart Logistics e Smart City.
Sono in costante aumento le connessioni IoT che abilitano l'evoluzione tecnologica, dalle nuove piattaforme all'edge computing, e la spinta dei servizi abilitati dagli oggetti smart apre nuovi modelli di business e opportunità sia dal punto di vista consumer che delle imprese e delle PA".
"Il 2020 è stato un anno importante per l'Internet of Things in Italia", chiarisce Angela Tumino, Direttore dell'Osservatorio Internet of Things.
"La crescita della cultura digitale delle imprese ha favorito lo sviluppo di una maggiore consapevolezza dei costi e dei benefici abilitati dalle tecnologie IoT per cittadini, aziende e PA, sia in termini economici che ambientali e di riduzione del rischio.
Questi benefici evidenziano come l'IoT possa avere un ruolo chiave nella trasformazione digitale del Paese".
I benefici dell'Internet of Things
II ruolo chiave dell'IoT nella trasformazione digitale è testimoniato, oltre che da un mercato complessivamente in salute anche nell'anno della pandemia, dai numerosi benefici che può generare per consumatori, aziende e PA, in termini economici, ambientali e di riduzione del rischio.
Il consumatore che acquista prodotti connessi può sempre più gestirne le funzionalità da remoto e accedere a nuovi servizi, come il monitoraggio in tempo reale del proprio stato di salute, la riduzione dei consumi energetici della propria abitazione, la possibilità di sottoscrivere polizze assicurative per la casa che variano il premio in base al suo livello di smartness.
Dalla ricerca emerge infatti come la presenza di dispositivi smart per la sicurezza domestica riduca il livello di rischio di furto e, conseguentemente, porti a una riduzione del premio assicurativo.
Le imprese che impiegano dispositivi intelligenti riescono a ottimizzare i propri sistemi e processi.
Nella manifattura, ad esempio, i dati provenienti da macchinari connessi (Smart Factory) consentono una migliore gestione delle attività di manutenzione, anticipando il malfunzionamento, invece di correggerlo, e riducendo tempi e costi legati all'inattività del macchinario.
Le città, infine, possono migliorare la gestione del patrimonio pubblico ed erogare nuovi servizi ai cittadini grazie all'impiego di soluzioni IoT sul proprio territorio.
Un esempio è l'installazione di contatori idrici, che portano benefici per i gestori della rete idrica e per i cittadini sia dal punto vista economico, come la lettura del contatore da remoto, maggiore accuratezza della bolletta, rilevazione di frodi e identificazione di guasti, sia ambientale, come il risparmio di acqua, stimato fra 0,9 e 3,4 milioni di metri cubi all'anno (circa 18-20 m3/anno risparmiati da ogni famiglia).
Soluzioni per l'Industrial IoT ancora poco conosciute tra le PMI
Prosegue la crescita dell'Industrial IoT e si riduce il divario fra grandi aziende e PMI in termini di consapevolezza e propensione a innovare in ottica 4.0.
Come emerge da un sondaggio condotto dall'Osservatorio su un campione di 102 grandi aziende e 295 PMI italiane, il 94% delle grandi aziende conosce le soluzioni IoT per l'industria 4.0 e il 68% ha avviato almeno un progetto, mentre fra le PMI solo il 41% ne ha sentito parlare e appena il 29% ha attivato iniziative.
Tuttavia, nel 2020 il gap è diminuito del 5% in termini di conoscenza e del 6% per quanto riguarda la presenza di progetti.
Le applicazioni più diffuse sono legate alla gestione della fabbrica (Smart Factory, 66% dei casi), soprattutto per il controllo in tempo reale della produzione e dei consumi energetici, poi quelle di supporto alla logistica (Smart Logistics 27%), guidate dalla tracciabilità dei beni nel magazzino o lungo la filiera, e lo Smart Lifecycle (7%), con progetti per migliorare lo sviluppo di nuovi modelli e l'aggiornamento dei prodotti.
La pandemia ha portato le imprese a rivedere le proprie priorità in termini di avvio di progetti e di investimenti.
Nel 2020 solo il 15% delle PMI e il 12% delle grandi aziende ritiene prioritario attivare iniziative di I-IoT, contro rispettivamente il 25% e il 16% che le mettono in secondo piano.
Il 22% delle grandi imprese ha aumentato il budget dedicato ai progetti IoT per l'Industria 4.0 (il 14% lo ha ridotto), contro solo l'11% delle PMI (il 12% lo ha diminuito), mentre un quarto delle grandi imprese e un terzo delle PMI rimandano la decisione ai prossimi mesi.
"L'emergenza ha portato incertezza fra le imprese ma non ha arrestato la crescita dell'Industria IoT", afferma Giovanni Miragliotta, Responsabile scientifico dell'Osservatorio Internet of Things.
"Il mercato si sta progressivamente spostando dalla vendita del solo hardware alla vendita di servizi aggiuntivi, con tre aziende su quattro che hanno avviato progetti di questo tipo, fra cui spiccano i servizi di tipo informativo (84%, come le notifiche push in caso di evento avverso), e quelli per l'energy management (45%).
La possibilità di attivare questi servizi passa dalla capacità di analizzare, gestire e valorizzare i dati raccolti da impianti e macchinari connessi, che però è ancora scarsa sia nelle grandi aziende (solo il 38% usa i dati) sia nelle PMI (39%), a causa di scarse competenze e risorse finanziarie e della difficoltà di integrazione tecnologica".
Il Covid accelera la Smart City
La pandemia ha acceso l'interesse per la Smart City, ma ha anche portato incertezze sugli investimenti, rallentando in qualche caso l'avvio di progetti.
Nel 2020 l'89% dei comuni italiani con più di 15mila abitanti considera la Smart City un tema rilevante (+9%) e per il 47% l'emergenza lo ha reso ancora più prioritario.
La situazione sanitaria ha stimolato l'avvio di nuovi progetti che non erano stati pianificati in precedenza (16%), dall'altro lato, però, ha generato incertezza nelle decisioni da prendere (37%), con il 4% dei comuni che ha rallentato i progetti già programmati.
Il 59% dei comuni ha attivato almeno un'iniziativa di Smart City nel triennio 2018-2020, contro il 42% del periodo 2017-2019, ma il 46% dei progetti analizzati è ancora in fase pilota (+15%).
Più di un comune su due ha avviato programmi stabili estesi all'intera area urbana coinvolgendo anche altre municipalità e attori terzi (54%, +8%), ma l'effettiva realizzazione di un ecosistema integrato che conduca più iniziative smart in parallelo è ancora lontana: solo l'11% di questi progetti è dettato dal coordinamento con un gruppo esteso di municipalità, mentre il 35% è realizzato dal singolo comune.
La principale barriera all'avvio di progetti di Smart City è ancora la mancanza di competenze (+7% sul 2019), seguita dalle scarse risorse finanziarie (+8%), che si riflette nella capacità di usare i dati: il 65% dei comuni ha iniziato a raccoglierli ma solo nel 14% dei casi condividendoli con altre società pubbliche o private, un terzo non li usa e il 29% non ha intenzione di farlo nemmeno in futuro.
Gli altri ostacoli da superare sono legati alla burocrazia (30%, -8%), alle resistenze interne (16%) e alla difficoltà di coordinamento fra comuni e altri attori (16%).
Il 35% dei comuni collabora con le aziende municipalizzate ai progetti di Smart City, il 32% con le forze dell'ordine, il 26% con università e centri di ricerca.
In prospettiva, i comuni guardano soprattutto ad altre municipalità limitrofe (40%), a startup innovative (32%) e a fornitori di servizi (28%).
"Per trasformare le città italiane in Smart City è necessaria una più stretta collaborazione fra pubblico e privato - commenta Salvadori -: la creazione di un ecosistema con più attori pronti a scambiarsi dati, asset e competenze è una delle principali leve da sfruttare in futuro.
Per analizzare in profondità i progetti e i trend emergenti in ambito Smart City, studiare le best practice e proporre nuove soluzioni per la trasformazione digitale e sostenibile delle città italiane, gli Osservatori Internet of Things, 5G & Beyond e Agenda Digitale lanceranno un tavolo di lavoro dedicato nel corso del 2021".
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