A un anno dallo scoppio dell'emergenza COVID-19, gli strumenti digitali più gettonati risultano quelli dedicati ai servizi finanziari (63%), considerati di gran lunga i più rilevanti anche rispetto agli strumenti di video-conference (45%).
"Un dato che evidenzia la centralità della gestione finanziaria nella quotidianità aziendale e il ruolo chiave che il digitale riveste nel semplificarla.
L'attivazione online in pochi minuti, lo snellimento della burocrazia e la facilità d'uso, che comportano un notevole risparmio di tempo rispetto ai servizi tradizionali, sono solo alcuni dei vantaggi dei servizi finanziari digitali", commenta Mariano Spalletti, Country Manager Qonto Italia (nella foto).
Più in particolare, la maggiore digitalizzazione nell'ambito della gestione finanziaria delle aziende intervistate si evince dal 41% di queste che, negli ultimi 12 mesi, ha deciso di aprire un conto business online, di ricorrere maggiormente alle transazioni online (36%), di privilegiare l'utilizzo di pagamenti con carta rispetto ai contanti (28%) e di sperimentare nuovi metodi di pagamento come, ad esempio, le carte virtuali (13%).
"La trasformazione digitale è oggi una necessità contingente per le aziende e noi di Qonto vogliamo essere al fianco degli imprenditori per aiutarli a vincere la sfida di una nuova era, ponendoci come partner innovativo e affidabile per gestire in modo efficiente tutte le attività finanziarie del business, dall'operatività bancaria e contabile quotidiana fino alle principali decisioni finanziarie", spiega Spalletti.
Tra i nuovi servizi digitali più adottati dalle imprese negli ultimi 12 mesi rientrano, inoltre, i servizi di marketing online (34%) e le piattaforme di eCommerce per la vendita dei propri prodotti (28%).
Il digitale è sempre preferito, anche prima della pandemia
Una spinta così decisa verso la digitalizzazione lascerebbe pensare che il gap che si doveva andare a colmare fosse molto ampio.
E qui emerge la prima sorpresa: rispetto a una narrazione che vuole le PMI italiane poco digitalizzate, infatti, la stragrande maggioranza del panel intervistato da Qonto (78%) afferma che, da sempre, ricorre preferibilmente a strumenti e servizi digitali, o ne utilizza numerosi, contro il 5% degli intervistati che dichiara di non farne uso, definendo la propria impresa al momento scarsamente digitalizzata.
Rispetto al settore di appartenenza poi, quasi la metà delle PMI intervistate (45%) valuta "alto" o "molto alto" il livello di digitalizzazione del proprio mercato di riferimento, mentre solo l'8% è molto scettico a riguardo.
Un elemento curioso è che, quando le PMI intervistate sono chiamate a guardarsi "allo specchio", nell'80% dei casi ritengono di avere un livello di digitalizzazione pari o superiore rispetto alla propria industry.
L'edilizia è il settore più conservativo
Secondo l'indagine di Qonto, in cima alla curva di maturità digitale delle imprese italiane svettano il settore informatico e delle telecomunicazioni (in una scala da 0 a 5, l'86% delle PMI del settore ha selezionato i valori più alti - 4 o 5 - per definire il grado di digitalizzazione della propria industria) e il settore dei servizi professionali e alle imprese (52%).
Le imprese che invece non sembrano avere molta considerazione del livello di digitalizzazione del proprio comparto sono: l'edilizia - solo il 22% del campione pensa che il settore di riferimento sia molto digitalizzato, l'immobiliare (30%) e quello della ristorazione (33%).
Tuttavia, la percentuale sale sensibilmente quando l'impresa fa una valutazione del proprio digital status, con un balzo al 33% per l'edilizia e al 43% sia per l'immobiliare che per la ristorazione.
Sebbene l'industria di riferimento si posizioni quindi un passo indietro rispetto alle altre a livello di digitalizzazione, le imprese dei settori 'fanalino di coda' si stanno muovendo per "recuperare" terreno.
In particolare l'edilizia, dove il 22% delle imprese prevede di incrementare il livello di investimento in digitale nel 2021.
Aziende giovani vs aziende mature
Nell'indagine di Qonto fanno sentire la loro voce anche un buon numero di aziende di recente costituzione: il 52% del campione totale è composto da società nate da meno di 5 anni, il 20% addirittura da meno di uno.
Sono le giovanissime imprese a essere, inevitabilmente, più inclini ed aperte al cambiamento: oltre l'80% delle aziende sotto l'anno di età dichiara di prevedere per l'anno in corso un maggior sviluppo digitale.
Ed è, infatti, il cluster che ha previsto per il 2021 il più alto volume di investimenti dedicati alla digital transformation.
Le imprese più giovani testimoniano, prevedibilmente, una forte identità digitale (percepita in misura maggiore anche rispetto al proprio settore di appartenenza); ma il dato che sorprende è che, dall'indagine, emerge che il 60% di queste sono guidate da over 50 e over 40, a testimonianza che non sono solo i giovani laureati o i trentenni a lanciarsi in un nuovo business.
Analizzando le risposte scopriamo, quindi, che il livello di digitalizzazione percepito non è tanto legato all'età anagrafica di chi le guida, quanto più alla giovane storia della società.
L'83% dei professionisti oltre gli "anta" alla guida di aziende nate da meno di 12 mesi tende a fare un ampio utilizzo dei servizi digitali e più della metà li privilegia addirittura rispetto ad altri: tra i servizi digitali più diffusi i servizi finanziari (adottati dal 42%), software di contabilità (30%) e servizi gestionali (25%).
La metà delle aziende con oltre 10 anni di anzianità si posiziona nella fascia alta della scala di autovalutazione digitale.
Tuttavia, rispetto alle imprese più giovani, le aziende mature ricorrono meno ai servizi digitali (il 21% dichiara di farne un uso scarso).
Ne è dimostrazione, anche in questo, l'allocazione del budget 2021: circa un quarto del campione ha scelto di destinare all'adozione e all'implementazione di servizi digitali meno del 5% del proprio budget.
Micro e piccole imprese
Se guardiamo invece alle dimensioni delle aziende intervistate, l'indagine di Qonto ci racconta che le aziende che contano tra i 10 e i 49 dipendenti hanno affrontato la sfida lanciata dall'emergenza sanitaria imprimendo, nel 56% dei casi, una forte accelerazione nell'adozione di nuovi strumenti digitali.
Meno evidente invece il processo di digitalizzazione messo in atto dalle microimprese, che hanno registrato un boost minore al processo di digitalizzazione nel corso dello scorso anno, nel 60% dei casi per mancanza di risorse economiche disponibili.
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