Possiamo confrontarci a tutti i livelli, istituire un dialogo a livello centrale ma anche creare collaborazioni su base territoriale in tutti i settori che saranno investiti
I manager, privati e pubblici, hanno svolto da quando è iniziata la pandemia un ruolo fondamentale per sostenere l'economia dell'intero Paese, grazie alla loro reattività, preparazione e anche creatività.
Ora offrono la loro esperienza anche per una delle sfide più importanti per il nostro futuro: la gestione del Recovery Fund e del Next Generation EU.
Abbiamo incontrato Mario Mantovani, Presidente di Manageritalia e di CIDA (Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità).
Partiamo dal ruolo dei manager in questo periodo.

Io credo che il ruolo sia centrale in tutti i settori, perché sono stati coloro che "sono stati costretti" a sostenere "la baracca" nel pubblico, in particolare nella scuola o la sanità, ma anche per chi nel privato ha dovuto riorganizzare le aziende.
C'è stata una risposta, un anno fa, molto rapida e ma anche molto superiore alle aspettative in molti settori.
Forse non è stato notato abbastanza, però è chiaro che sono state le scelte manageriali che hanno consentito di rispondere in qualche modo, anche semplicemente di difendersi, rispetto al blocco che poteva diventare totale di tutte le attività.
E poi cosa è successo?
Si è generata l'aspettativa per ripartire.
Qui si sono un po' polarizzate anche le idee.
Da un lato chi ha cominciato a organizzarsi per ripartire, per riaprire le aziende piccole e grandi nei diversi settori. Queste imprese hanno iniziato a investire in digitalizzazione in maniera permanente cambiando un modello organizzativo in maniera stabile.

Sono aziende che hanno cercato anche di modificare lato offerta, penso ai settori turistici e la ristorazione che hanno fatto anche investimenti questa direzione.
Questi in qualche modo saranno premiati in questo percorso più di lungo periodo perché quando finirà questa fase saranno più strutturate, saranno più forti, avranno processi più digitalizzati e nel frattempo hanno anche beneficiato probabilmente della riduzione di costi, e qui penso alla cassa integrazione.
In altri settori invece questo continuo susseguirsi di provvedimenti di apertura e chiusura ha di fatto impedito una riorganizzazione delle aziende.
Questi settori si ritrovano oggi indeboliti, con le idee poco chiare su come ripartire e quindi avranno certamente maggiori difficoltà.
La fase che si è sviluppata dopo l'estate e che tuttora prosegue, purtroppo, è stata molto penalizzante per interi comparti.
Devo dire anche la verità, una situazione poco collegata ad un'analisi rigorosa dei dati del contagio.
Stanno uscendo ora degli studi, per esempio sulle scuole, che mostrano come non siano queste i focolai di contagio come qualcuno ha immaginato.
Ma d'altra parte è comprensibile - se non ci si basa su dati scientificamente rilevati - che si proceda con il buon senso, ma questo non è poi così buono perché si affrontano le situazioni in modo superficiale.
Questo comportamento ha comportato dei costi molto pesanti per la nostra economia, sia privata che è quella si è sobbarcata la maggior parte dell'onere, ma anche con l'impatto sulle finanze pubbliche, certamente pesantissimo.