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24/02/2021

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La digitalizzazione del Paese è davvero una priorità? - Punto e a capo

Qualche provocazione sul tema del digitale in Italia

Il digitale è la priorità del Paese.
Questa frase l'abbiamo sentita pronunciare migliaia di volte e da qualsiasi forza politica.
Fatto salvo il fatto che, all'atto pratico, nulla mai accade.
L'operato dell'ex Ministra Pisano ha portato un cambio di marcia, nel senso che molto è stato fatto per allargare la platea del digitale.
Forse ha raccolto il lavoro del passato, forse ha potuto avvantaggiarsi dello stato di necessità provocato dal coronavirus, ma è innegabile che l'Italia abbia fatto un grande passo in avanti, con piattaforme che oggi possiamo considerare consolidate.
Però molto c'è sempre da fare.
Ma quali sono le direzioni dell'intervento?
Lato Imprese e quindi, collegato, il lavoro, c'è tantissimo da fare. Abbiamo visto qualche debole risultato ottenuto con il piano Impresa 4.0 e bisognerebbe investire sull'innovazione di processo.
Lato Amministrazione, è chiaro che la PA deve cambiare marcia, ma qui più che interventi servono delle vere e proprie riforme e si sa che queste richiedono tempo, e probabilmente non può essere un governo "tecnico" a realizzarle.


Lato istruzione, bisogna uscire da quel circuito mentale per cui con la DAD non si impara, perché il futuro vedrà un eLearning costante attraverso il digitale. Per questo, forse andrebbe ripensato il metodo di apprendimento per adattarlo a una versione mista, cosa che in un anno non è minimamente accaduto. Perfetto tornare in aula al più presto, ma se le implicazioni sono su tutto il sistema, comprese le infrastrutture di trasporto, bisognava cercare qualche ricetta diversa.
Sull'argomento Turismo e Arte stendiamo un velo pietoso, tra proposte di portali e di "simil Netflix" si fa poca strada se ci si ferma alla battaglia campanilistica e alle utopie. Meglio fare poche cose bene, anche piccole, che non realizzare niente.
Si può fare molto sulle infrastrutture, ma diciamolo apertamente che senza la tecnologia mobile molte zone sarebbero state escluse. Facile parlare di banda larga e di fibra, spesso sarebbero sufficienti più punti radio 4G!
E arriviamo al nocciolo del problema. Il digitale parte e passa dagli individui.
Cosa è stato fatto per sensibilizzare le persone, quelle con difficoltà di connessione e per il gap generazionale?
Ecco, bisogna ripensare tutto il processo, perché altrimenti non avremo mai un digitale equo e inclusivo.



O meglio, i politici continueranno a sostenere che ce l'abbiamo, ma solo che resta nelle loro parole e non nei fatti concreti.

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