Davide Chiaroni (E&S Group): il ciclo dei rifiuti è solo la parte finale del processo. Si tratta di cambiare radicalmente prospettiva mantenendo i prodotti il più a lungo possibile nel circuito attraverso l'estensione della loro vita
L'Italia è pronta per l'economia circolare, nuova parola d'ordine che sta progressivamente sostituendo la più generica sostenibilità ambientale? E quale potenziale potrebbe esprimere nel nostro Paese la transizione verso questo modello produttivo? Domande di assoluta attualità a cui ha cominciato a dare risposte la prima edizione del Circular Economy Report, redatto dall'Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano.

I finanziamenti che la transizione verso l'economia circolare porta in dote a livello europeo sono sostanziosi: 454 miliardi di euro di fondi strutturali e di investimento per oltre 500 programmi in tutto il continente, più 183 miliardi (637 in totale) di cofinanziamenti nazionali da parte degli Stati membri, cui si aggiungono i 26 a carico del bilancio dell'Unione Europea e i 7,5 dell'EIB-European Investment Bank dedicati al fondo europeo per gli investimenti strategici. Ciliegina sulla torta, i 900 miliardi stanziati dalla Commissione Europea con il cosiddetto Recovery Plan per la transizione ecologica nel prossimo decennio, di cui l'economia circolare è uno dei cardini. Quanto all'Italia, oltre ai 4,24 miliardi di euro per investimenti pubblici stanziati con la Legge di Bilancio 2020 a favore del Green New Deal, in cui rientrano anche interventi di economia circolare, a giugno il MISE ha avviato il finanziamento alle imprese per la riconversione delle attività produttive verso un modello circolare: 157 milioni di euro in finanziamenti agevolati e 62,8 in contributi alla spesa. Non molto, ma un primo passo.

Utilizzare al meglio tutto questo denaro è certamente una priorità . Ma siamo pronti?
"Con il Circular Economy Report inauguriamo un nuovo filone di ricerca in cui è stato decisivo il contributo delle nostre aziende partner", spiega Davide Chiaroni, vicedirettore dell'E&S Group e curatore dell'indagine (nella foto). "Capire di cosa realmente si stia parlando (non del ciclo dei rifiuti, per intenderci, che è solo la parte finale e a minor valore aggiunto del processo) è determinante e chiarisce immediatamente che in Italia la vera economia circolare è ancora di là da venire e richiede un tempo e un ammontare di investimenti ben più significativi di quanto oggi sia in campo.
La Circular Economy non è la panacea di tutti i mali, la miglior soluzione possibile per ogni settore, ambito di consumo o attore in gioco. E' un percorso lungo e complesso che però occorre intraprendere: dall'inizio del ?900 la popolazione mondiale è cresciuta di 4,5 volte, il consumo di risorse naturali, invece, di quasi il triplo.
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