Automotive: l'evoluzione del modello distributivo sarà la chiave per recuperare marginalitÃ
Francesco Papi (PwC Strategy&): vedremo un consolidamento della rete di vendita, con una progressiva transizione dei concessionari ad un modello di agenzia di servizi e la vendita diretta da parte dei costruttori
Il 2020 ha lasciato il settore automotive alle prese con una crisi decisamente pesante. L'economia globale ha risentito degli effetti del virus e ben pochi mercati ne sono stati risparmiati. Inoltre, la redditività dei principali costruttori automobilistici era già scesa di circa il 30% nel biennio precedente (utile ante imposte pari al 5,4% nel 2019 rispetto al 7,5% del 2017) nonostante i ricavi siano cresciuti di oltre il 5% nello stesso periodo.
Il calo dei margini risiede principalmente negli investimenti sostenuti per l'elettrificazione della gamma e lo sviluppo di tecnologie per la guida autonoma (gli ammortamenti sono aumentati dal 5,7% del 2017 al 7,4% del 2019), la cui entità e durata rimarrà significativa nel corso del prossimo triennio.
Le operazioni straordinarie di M&A e partnership sono aumentate significativamente dal 2017 ad oggi nel settore dell'auto registrando un aumento del 70% delle operazioni in valore, coerentemente con l'obiettivo di condividere gli investimenti in nuove tecnologie su scala più ampia e generare sinergie in termini di costi di produzione e di acquisto di beni e servizi.
Queste iniziative risolveranno solo parzialmente il problema dell'erosione dei margini, che continuerà a crescere in futuro considerando anche il rallentamento previsto dei volumi di vendita su scala europea, dovuto al progressivo aumento di soluzioni di mobilità condivisa ed all'effetto dirompente della pandemia sulla fiducia dei consumatori. In conseguenza del rallentamento delle immatricolazioni, si prevede che il numero totale di veicoli in uso in Europa si contrarrà a 294 milioni di unità entro il 2030 dopo aver raggiunto il picco di 308 milioni nel 2025.
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