Italia: le correlazioni virtuose tra debito e crescita
Alessandro Tentori (Axa IM): l'opportunità di poter eseguire investimenti strutturali ad alto impatto sul PIL e con conseguenze gestibili sul debito pubblico è unica
Ormai non si contano più le opinioni riguardanti l'utilizzo del Fondo di Ripresa e Resilienza e l'acceso dibattito politico mi pare inevitabile viste le ingenti somme in gioco. Preferisco non gettare altra benzina sul fuoco con l'ennesimo progetto di investimento. Vorrei però esercitare il mio ruolo di economista per tornare ancore una volta sul livello del debito pubblico e sui fattori che ne governano la dinamica.
L'ultimo rapporto della Commissione Europea prevede un aumento del debito pubblico Italiano su base PIL dal 134.7% nel 2019 al 159.6% nel 2020, seguito da una stabilizzazione intorno al 159% nel biennio successivo. Tralasciando le componenti discrezionali, la dinamica di questa variabile è determinata interamente dal livello di debito iniziale, dagli interessi sul debito, dal bilancio primario e dal PIL nominale (i.e. PIL reale e inflazione). Alla luce dell'incapacità ormai cronica della BCE di riportare l'inflazione stabilmente al 2%, nonché dei governi degli Stati Membri di promuovere delle politiche economiche indirizzate alla crescita potenziale, la mossa di QE di Francoforte nel 2015 non fu solo scontata, ma addirittura necessaria.
Faccio altresì notare che in seguito alla Grande Crisi Finanziaria del 2008, la ricetta del Fondo Monetario Internazionale è stata quella di perseguire politiche di austerità (cioè di riduzione delle spese e quindi di un miglioramento strutturale del bilancio primario) a fronte del vertiginoso aumento di debito pubblico. Paradossalmente, il rapporto debito/PIL ha invece continuato a salire dal 74% del quinquennio 2006-2010 al 93% del quinquennio 2011-2015. Ovviamente, il PIL nominale ha giocato un ruolo importante: La crescita potenziale è diminuita dall'1,3% allo 0,7% con una moderazione dell'indice dei prezzi al consumo da 1,9% a 1,4%.
Ma veniamo al punto. Gli interessi sul debito hanno ormai assunto un ruolo dominante nel medio/lungo periodo. Negli ultimi cinque anni, il "costo del debito" è sceso di 0,5 punti percentuali.
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