07/01/2021

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La profittabilità tornerà ai livelli pre-crisi entro la fine del 2022

 

Secondo la survey Navigator di HSBC il commercio internazionale, un ripensamento delle catene di approvvigionamento e la sostenibilità sono le aree chiave su cui basare la ripresa e la crescita delle imprese

Le aziende italiane, così come le loro concorrenti a livello globale, sono state fortemente colpite dalla pandemia. Questo grande cigno nero le ha rese più pessimiste nelle difficili circostanze attuali rispetto all'anno scorso, con la proporzione di imprese che si dichiarano ottimiste che è scesa dal 40% al 21% nel 2020.
Tuttavia, per la maggior parte di loro il futuro appare roseo. Il 72% delle aziende italiane ha fiducia in una crescita dei ricavi il prossimo anno - dato superiore rispetto alla percezione globale (64%) ed europea (62%) - e il 78% si aspetta di tornare ai livelli di profittabilità pre-Covid entro la fine del 2022, mentre il 10% del campione afferma di essere già oltre tali livelli.

La profittabilità tornerà ai livelli pre-crisi entro la fine del 2022

Questo è quanto emerge dall'ultima edizione dell'indagine HSBC Navigator, condotta da Kantar per conto di HSBC, la più completa nel suo genere, che ha coinvolto oltre 10.000 imprese a livello globale, di cui oltre 3.600 in Europa e 200 in Italia, dalle PMI alle grandi aziende, misurando il loro sentiment e le aspettative per il futuro prossimo e a medio termine.
Quali sono le linee strategiche per prosperare in futuro?
Secondo la ricerca, il commercio internazionale, un ripensamento delle catene di approvvigionamento e la sostenibilità sono le aree chiave su cui basare la ripresa e la crescita delle aziende in un mondo post-pandemico.
Solido commercio internazionale
Le prospettive e il coinvolgimento delle imprese italiane nei confronti del commercio internazionale rimangono positivi. Il 30% delle aziende ha più della metà del proprio business all'estero e, complessivamente, il 50% non ha interrotto né diminuito gli scambi con gli altri Paesi e non ha intenzione di farlo in futuro. Il commercio all'interno dell'Europa rimane dominante, con quasi l'80% delle imprese Italiane che intrattiene relazioni commerciali con altri Paesi europei e una su tre con il Nord America. La Germania e la Francia sono i Paesi d'elezione per il commercio all'interno dell'Unione Europea.

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Ripensare le catene di fornitura
La pandemia ha costretto le aziende di tutto il mondo a riconsiderare la gestione delle proprie catene di fornitura. Il 95% delle aziende italiane è infatti preoccupato per diversi aspetti, come l'incremento dei costi (37%), fornitori situati in territori instabili o a rischio di dazi o sanzioni (31%) e fornitori troppo lontani dalla clientela target o dal business (30%). Per questi motivi le imprese ambiscono a ridurre i costi e la complessità delle proprie filiere, favorendo maggiore sicurezza e sostenibilità nel corso del 2021.
Sostenibilità: una priorità assoluta
A proposito, il percorso delle aziende italiane verso la sostenibilità non sembra essere intaccato dall'emergenza sanitaria. Secondo la ricerca, la maggior parte delle imprese sta fissando dei target per una più vasta gamma di aspetti legati agli ESG e un numero maggiore di aziende sta misurando il proprio impatto ambientale, sociale e di governance rispetto al 2019 (85% versus 72%). Più del 25% delle aziende ha già fissato obiettivi annuali, principalmente sull'utilizzo dell'energie (84%), sui rifiuti in plastica (85%) e sul riciclo dei materiali (84%) e stima una crescita delle vendite nel corso del prossimo anno derivante da una maggiore attenzione alla sostenibilità.

"I dati della nostra indagine Navigator dimostrano che le imprese italiane sono dotate di un alto grado di resilienza poiché, nonostante il periodo difficile, hanno saputo raccogliere la sfida e trasformarla in un'opportunità di crescita e innovazione. Credo profondamente che questa pandemia abbia funzionato come un acceleratore dei trend esistenti e le grandi tematiche come la sostenibilità, la cultura aziendale e l'innovazione sono ancora più importanti di un anno fa. Questo non significa che le aziende non siano state danneggiate: purtroppo interi settori stanno soffrendo profondamente e il Governo deve continuare a offrire il proprio supporto. Tuttavia le aziende attive in aree non a rischio hanno interpretato positivamente questa situazione come un driver di evoluzione", ha commentato Gerd Pircher, CEO Italy, HSBC France, Milan Branch (nella foto).

Il ritorno di una fase acuta della pandemia rappresenta una delle maggiori preoccupazioni per le imprese italiane, ma l'impatto del COVID-19 è citato come il principale motore di ripresa e crescita in tutti i comparti (28%), seguito dall'espansione verso nuove piattaforme e canali digitali (27%) e dall'introduzione di nuovi prodotti o servizi (26%).
Il ritmo e l'intensità del cambiamento sono alti: negli ultimi 12 mesi, tre quarti delle imprese italiane hanno introdotto qualche forma di cambiamento e una proporzione maggiore di aziende rispetto alla media globale sta vivendo cambiamenti di lungo periodo e ad alto impatto (30% versus 24%). La necessità di ridurre i costi, affrontare le nuove esigenze dei clienti in territorio nazionale, l'incertezza futura e i progressi nella digitalizzazione sono state le ragioni principali alla base di questi cambiamenti.

Innovazione, responsabilità ambientale e leadership sono principali caratteristiche delle imprese di successo nel futuro. Il guadagno degli azionisti è stato uno degli aspetti meno menzionati (15%), suggerendo che gli indicatori successo nel futuro sono multidimensionali e sempre più legati all'essere "una buona azienda".



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