Cavalcare l'onda europea delle ristrutturazioni edilizie
Andrea Carzana e Natalia Luna (Columbia Threadneedle Inv.): l'UE darà priorità ai finanziamenti destinati agli edifici pubblici, come scuole, università e ospedali. Le società con quote di mercato significative in queste aree saranno le prime a beneficiarne
La decisione dell'UE di fare dell'ammodernamento degli edifici il pilastro del suo programma di riduzione delle emissioni di CO2 preannuncia un imponente piano di investimenti tesi a trasformare l'efficienza energetica. Rappresenta anche una spinta più ampia che interesserà l'intero continente, a cui Columbia Threadneedle intende prendere parte
L'Unione europea si accinge a varare un piano ambizioso teso ad accrescere l'efficienza energetica degli edifici pubblici e residenziali nell'intero Continente. Nell'arco dei prossimi dieci anni, questo programma offrirà moltissime opportunità agli investitori in vari settori, dai produttori di macchinari di riscaldamento e raffrescamento ai fornitori di materiali isolanti.
Il piano di ripresa dell'UE, reso pubblico quest'estate, ha individuato negli edifici un settore prioritario in cui investire nel tentativo di controbilanciare i danni economici causati dal Covid-19 e al contempo realizzare la transizione verde. A dare ulteriore slancio all'impegno comunitario è l'ambiziosa strategia "Ondata di ristrutturazioni" lanciata ad ottobre, che preme l'acceleratore sulle iniziative di decarbonizzazione, in parte attraverso la ristrutturazione degli edifici.
Mentre l'UE punta a conseguire i propri obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 (55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990) e la neutralità climatica nel 2050, le autorità hanno capito l'importanza di un'azione radicale che vada oltre il settore energetico. La ristrutturazione e l'adeguamento degli edifici potrebbero giocare un ruolo importante: gli edifici sono responsabili di più di un terzo delle emissioni di gas serra (36) e di circa il 40% del consumo energetico complessivo dell'UE. Circa tre quarti del parco immobiliare UE (circa 220 milioni di unità) sono attualmente ritenuti energeticamente inefficienti.
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