16/12/2020

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Cristina Crupi: in un codice tutto ciò che c'è sapere le startup innovative, per startupper, professionisti e investitori 

L'innovazione non è improvvisazione. Occorre comprendere la normativa, tutte le agevolazioni che ne derivano e come sfruttarle al meglio. Sono state raccolte tutte le leggi che riguardano e regolano la vita delle startup

Cristina Crupi ha scritto un libro particolare, che non è un libro, ma è un codice pensato per le startup: "Codice delle Startup". L'abbiamo incontrata, in parte per capire il lavoro svolto, ma anche per avere un quadro completo delle opportunità e limiti delle Startup Innovative. È un vero e proprio Codice pensato sia per i professionisti che seguono le startup, ma soprattutto per gli startupper, ai quali è dedicata l'appendice con le schede pratiche.

Cristina Crupi: in un codice tutto ciò che c'è sapere le startup innovative, per startupper, professionisti e investitori 

L'obiettivo è fornire alle startup e ai suoi fondatori delle informazioni concrete che li possano guidare nell'organizzazione e nella scelta degli strumenti più indicati, per prendere le decisioni giuste ed evitare quei problemi che spesso portano al fallimento. Partendo dalle basi (per esempio, la scelta della forma giuridica da dare alla startup), il Codice è utile anche per capire come approcciare i Fondi, i Capital Venture e tutto il mondo che investe in startup.
Cristina Crupi è avvocato ed è specializzata in ambito civilistico e societario, esperta di startup, PMI e innovazione. A Milano ha fondato il suo studio legale, ma è anche Partner e Legal Expert di PoliHub, l'incubatore del Politecnico di Milano. Negli anni la sua esperienza l'ha trasformata in un punto di riferimento legale per l'innovazione. 

Ha pubblicato il volume "Start Up - Guida operativa per la creazione, la gestione e lo sviluppo delle imprese innovative" e gli e-book "Start up innovative" e "Le società tra professionisti", editi da Il Sole 24 Ore.
Partiamo dal libro: da dove è nata l'idea?
Questo è settore importante e mi sono accorta che mancava una raccolta ragionata di tutto ciò che riguarda le startup innovative, dalle normative alle applicazioni e interpretazioni varie che si sono susseguite negli anni. E' il primo testo completo delle norme che riguardano le startup, che parte dal 2012 quando il legislatore ha introdotto una normativa specifica per supportare l'innovazione. Dal 2012 si sono susseguiti nel tempo una serie di interventi normativi e riuscire a reperire le informazioni necessarie era abbastanza complicato perché era tutto disorganico. Ho pensato che fosse invece maturo il tempo per dare una certa dignità a tutta questa normativa e soprattutto per le renderla più strutturata, più organica e ho pensato di riunire tutte le norme in questo codice.

Cristina Crupi: in un codice tutto ciò che c'è sapere le startup innovative, per startupper, professionisti e investitori 

Una raccolta completa. Ma chi è il destinatario di questo codice?
E' dedicato a tutto l'ecosistema dell'innovazione, per gli investitori, per gli incubatori che ospitano all'interno le startup e c'è un'ultima parte la terza sezione che contiene delle schede riassuntive pensata per gli startupper. Il mio obiettivo e la mia mission è cercare di far capire questa normativa e far comprendere tutte le agevolazioni che ne derivano e far sì che anche gli startupper, che sappiamo essere impegnati più sullo sviluppo del prodotto che sugli aspetti legali, possano capire che cos'è questa normativa e possono imparare a usarla meglio. Per esperienza personale districarsi tra queste normative non è mai stato facile perché c'era un pezzettino scritto da una parte e un pezzettino scritto dall'altra, una nuova legge che va a cambiare qualcosa. Quindi il lavoro è stato proprio quello di riassemblare tutto.

Seguici: 

Dall'inizio e con tutte le varie modifiche.
Si. La normativa parte dal 2012 con il decreto 179 e poi si è introdotta un po' a spizzichi e bocconi qualche modifica all'interno di leggi diverse. Parlando con alcuni professionisti, per esempio dei commercialisti piuttosto che avvocati, è spesso emersa la necessità di trovare la fonte di una determinata norma e la difficoltà è sempre stata enorme. Avere a disposizione uno strumento di raccolta permetterà di dare maggiore dignità alle startup innovative e portare chiarezza.
Ma cos'è una startup innovativa?
Una startup innovativa è un'impresa che ha dei requisiti particolari. Tra questi, il principale è proprio avere un oggetto sociale che abbia un'innovazione tecnologica prevalente. La normativa fissa criteri precisi che sono obbligatori e detta invece dei criteri che possono essere alternativi tra loro.

I requisiti per per aprire una startup sono semplici. L'impresa deve essere nuova o costituita da non più di cinque anni, residente in Italia o in un Paese europeo purché abbia una sede operativa in Italia, deve avere un fatturato annuo non superiore ai 5 milioni di euro e non deve essere una società quotata nel mercato regolamentato. Inoltre, c'è l'obbligo di non distribuire gli utili per i primi anni e poi, come ho detto prima l'innovazione tecnologica deve essere al centro dell'oggetto sociale.
L'innovazione non è improvvisazione, non si deve improvvisare niente perché ci sono degli strumenti precisi che la normativa fornisce. Ricordiamo che le startup innovative sono in deroga al diritto societario classico e offrono alle stesse degli strumenti agevolativi di cui le altre società ordinarie non possono godere. Conoscere questo perimetro e questi strumenti porta dei vantaggi competitivi notevoli.

Per esempio la registrazione.
Infatti, le imprese che si sono costituite come startup innovative sono iscritte nel registro speciale. Il principale vantaggio, per esempio, è quello di poter intercettare investimenti in maniera più semplice. Ma la creazione non è banale. A partire dalla scelta del modello societario, i patti parasociali piuttosto che lo statuto e per questo le startup che resistono sono quelle che sono meglio strutturate perché possono attrarre capitali e investimenti.
Ma c'è anche la possibilità di "fallire" in modo agevolato.
Essendo in deroga al diritto societario, è stata semplificata anche la procedura del fallimento, definito "facile" perché è stata pensata una formula per godere di una procedura molto più semplice per chiudere la startup, abbandonarla e far sì che l'imprenditore il giorno dopo possa aprirne un'altra.

Visto che ha messo mano a tutto quanto, quali sono gli obiettivi non ancora raggiunti per le startup innovative?
Devo ammettere che è un'ottima normativa anche se che c'è ancora tanto da fare per poter dare un maggiore impulso all'innovazione in questo Paese. Per esempio, io divido gli interventi che secondo me sono ancora necessari in due categorie: interventi generali, le cosiddette riforme orizzontali e gli interventi specifici. Tra gli interventi generali metto la necessità forte di creare un ambiente più favorevole per le imprese, vale in generale e non solo per e startup, con una minore pressione fiscale ed è necessario riformare i tempi della giustizia perché molte imprese in Italia si scoraggiano nel fare impresa per i tempi eccessivi della giustizia. Faccio questo esempio: per chiudere una controversia commerciale la media italiana è di 1.200 giorni contro 350 giorni in Francia. Questo è un gap ancora ampio per cui bisogna cercare di incidere per creare un presupposto migliore per l'imprenditorialità.

E tra gli interventi specifici?
Migliorare ancora i criteri di ammissibilità delle startup, perché ce ne sono alcuni che sono troppo discrezionali. Prima abbiamo parlato dell'oggetto sociale e io ho detto che deve essere innovativo, che ci deve essere l'innovazione tecnologica, ma è stata lasciata troppo discrezionalità alle Camere di Commercio, non ci sono dei paletti fissi. Ci sono alcune startup che, secondo me, potrebbero avere requisiti di essere qualificate come innovative e godere di questa disciplina ad hoc e che invece le Camere di Commercio le escludono. I criteri di ammissibilità sono fondamentali anche per agevolare la raccolta degli investimenti in equity invece di chiedere finanziamenti. Questo dei finanziamenti è un capitolo doloroso perché comporta delle difficoltà non solo nel reperimento, ma anche in caso di fallimento perché rallenta il processo. E' necessario poi fare un'azione di marketing, perché gli imprenditori possano conoscere questa normativa. Credo che sia davvero necessario far capire agli imprenditori che applicando questa normativa possono avere una serie di agevolazioni, possono fare impresa in maniera molto più facile e possono portare quei risultati positivi che tutto il sistema si augura. Si parla ancora troppo poco di innovazione se non in un panorama molto ristretto che il nostro ecosistema e questo è un peccato, perché il nostro Paese, con la creatività e la capacità organizzativa, potrebbe avere molte opportunità da sfruttare.



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