I default in Europa saranno limitati grazie a sostegno monetario e fiscale
Elisa Belgacem (Generali Inv.): le correlazioni tra default e variabili macroeconomiche suggeriscono che i primi in Europa potrebbero incrementare di oltre l'8% nei mesi a venire
Da marzo 2020, i mercati del credito hanno recuperato gran parte dell'ampliamento dello spread correlato alla crisi del COVID-19, insieme al rimbalzo della propensione al rischio. Sebbene il rally sia stato sostanziale, è rimasto difensivo verso il segmento Investment Grade (IG) che ha sovraperformato l'area High Yield (HY) su base beta-adjusted. La ragione principale, a nostro avviso, risiede nelle preoccupazioni per l'aumento dei default. Tuttavia, i default europei rimarranno probabilmente al di sotto dei valori 2008-2009. L'appetito per i titoli HY è stato inoltre intaccato anche dalla migrazione sfavorevole del rating, ma riteniamo che questa tendenza potrebbe invertirsi nei prossimi mesi.
Storicamente sussiste una forte correlazione tra indici come IFO (Fiducia delle Imprese in Germania), PMI (Purchasing Managers Index) e tassi di insolvenza, che indicherebbe un default nella regione del 10%. Un modello basato su PIL, leva finanziaria e prestiti standard della BCE suggerisce un tasso di insolvenza per i prossimi mesi tra le società europee dell'8%. I modelli tradizionali di proiezione dei default si basano su tali variabili ma, date le specificità della crisi COVID-19, le riteniamo questa volta meno adatte.
I governi e le banche centrali hanno infatti adottato misure politiche straordinarie per mitigare l'impatto distruttivo delle misure restrittive nel mondo aziendale. Di conseguenza, riteniamo che i tassi di insolvenza in Europa rimarranno al di sotto del livello del 2009, incrementando dal 3,9% attuale al 5-6%, con un picco all'inizio del 2021.
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