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25/11/2020

leisure

Una comfort zone per il lavoro del futuro

 

A 50 anni dallo Statuto dei lavoratori possiamo pensare ad un suo radicale rinnovamento? Ci provano gli autori prendendo in esame le caratteristiche della generazione Z, composta da giovanissimi

Il lavoro è sempre più un bene raro, fondamentale per la propria sussistenza e per la prospettiva di ripresa del Paese. Già, ma di quale lavoro parliamo? Chi ne ha ancora uno se lo tiene strettissimo. Soprattutto chi abbia scelto la dipendenza come regola di vita. Per tutti gli altri, le partite IVA per intenderci, è già una battaglia quotidiana.
In questo contesto si collocano i protagonisti del futuro, ovvero i milioni di giovani che compongono la generazione Z. Quale lavoro cercano e, soprattutto, quale sistema di regole deve accompagnare il loro ingresso nel mondo produttivo?

Una comfort zone per il lavoro del futuro

Di questo tratta il libro "Generazione Z e lavoro. Vademecum per le imprese e i giovani", scritto da Paolo Iacci (manager di lungo e autorevole corso) e Francesco Rotondi (avvocato giuslavorista tra i più stimati) per la collana FrancoAngeli HR Innovation, prodotta in collaborazione con Aidp (Associazione italiana per la direzione del personale).
La generazione Z, per intendersi, è la prima a non aver memoria diretta del Novecento, ha tra i 20-24 e sta compiendo il proprio percorso di transizione scuola-lavoro. Soggetti non facili, premettiamolo, dove l'umiltà dell'età lascia spesso il passo ad una immotivata supponenza.
Il testo pone una domanda al centro della sua riflessione: come regolare il rapporto per i giovani che in questo complesso momento storico si affacciano al mercato del lavoro? Un mondo in cui non solo cambiano le imprese e con esse il concetto stesso di lavoro e prestazione ma, soprattutto, il boom tecnologico ridisegna l'idea stessa di prestazione e di subordinazione.

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In più, e mai forse prima d'oggi, le aspettative, motivate o meno, del ruolo che un giovane si sente di ricoprire nella struttura in cui entra sono molto elevate. Occorre pertanto dosare accuratamente regole e aspettative, ruoli e coinvolgimento, soddisfazione e legittima ambizione a crescere.
Ecco dunque che i due autori si dividono, come collaudati doppisti nel tennis, le zone del campo ed assestano i propri colpi migliori. Iacci spiega in modo pragmatico cosa sia divenuto il lavoro e come questo sia visto e interpretato dai giovani che si affacciano all'impresa. Un universo valoriale e di aspettative spesso complesso, che non sempre si coordina e si colloca a ragione dentro la struttura aziendale ma con il quale occorre misurarsi.
Dall'altro, Rotondi offre una panoramica molto dettagliata di quali siano gli strumenti messi a disposizione (spesso in modo non del tutto coerente) dal nostro legislatore, cercando di guidare l'impresa e il candidato nella conoscenza delle differenti opzioni vigenti.

Infatti concetti come formazione, somministrazione, alternanza scuola lavoro sono divenuti familiari ai più ma ci si deve chiedere se siano realmente lo strumento migliore per mettere in relazione l'impresa e le sue esigenze con le naturali attese di un giovane.
Da sfondo, ed è un elemento significativo del tempo che passa e del mondo che progredisce, le tutele e i valoro fondanti dello statuto dei lavoratori, emanato giusto 50 anni fa. Un sistema di regole pensato per un lavoro che quasi non esiste più, e collocato in un Paese che ha cambiato pelle svariate volte.
Titolo: Generazione Z e lavoro. Vademecum per le imprese e i giovani
Autori: Paolo Iacci e Francesco Rotondi
Editore: FrancoAngeli
Pagine: 128

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