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18/11/2020

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I dati e la crittografia: l'Europa cerca una strada - Punto e a capo

Una via per i server europei alternativi all'egemonia straniera vanno bene, ma sulla crittografia...

L'Unione Europea sta cercando di imporre una regolamentazione sui dati, sul loro uso e non solo sulla memorizzazione, che si basino su piattaforme basate sul territorio europeo.
Una battaglia che Ursula von der Leyen ha deciso di combattere a suon di provvedimenti e investimenti. La logica è del tutto comprensibile, in linea con i principi che hanno portato alla creazione del GDPR e che si allinea a tante leggi dei vari stati membri sulla proprietà dei dati.
Non è un caso che il progetto Gaia-X sta prendendo forma e molte aziende statunitensi si stiano aggregando a partner europei per la gestione del cloud.
I risultati li vedremo solo tra qualche anno, ma la linea è tracciata per una gestione dei dati che sia alternativa all'egemonia cino-statunitense.
In direzione sbagliata, invece, vanno le regolamentazione sulla crittografia dei dati.
Non si è ancora terminato di spiegare perché proteggere i dati alla fonte sia una forma di sicurezza corretta, che l'Europa interviene per smontare tutto quanto.
Con la scusa della sicurezza e di poter interpretare i dati soprattutto nei dispositivi mobili, si vuole "avere accesso ai dati nel rispetto delle leggi e in maniera mirata".

Un documento in una bozza della Commissione Europea che fa drizzar i capelli agli esperti, non tanto per una tutela della privacy ma perché oggi, per esempio, in quasi ogni applicazione dell'Internet of Things, c'è una full disk encryption, una protezione totale dei dati che molti chiamano Embedded Security. Pensare di inserire dei codici di sblocco renderebbe ogni passaggio dei dati intrinsecamente insicuro. E per che cosa? Per offrire l'apertura alle autorità.
Uno motivazione fragile la garanzia di accesso per pregiudicare la privacy di tutti.
Pur comprendendo che l'attacco a Vienna ha dimostrato che i dati criptati sulle chat possono rappresentare un pericolo, non avrebbe senso aprire ogni comunicazione con chiavi che, per definizione, potrebbero essere condivise in altri ambiti e sappiamo benissimo il giro d'affari del furto di dati e di identità.
La cosa più assurda di tutta la vicenda è che i Governi, per non parlare dei militari, utilizzano questi sistemi su piattaforme cloud e metterebbero a repentaglio le proprie informazioni.
Speriamo si tratti di un abbaglio, in fondo è una bozza, altrimenti si tratterebbe dell'ennesima decisione senza senso.



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