La pandemia ha consolidato l'economia dei dati
Giuseppe Donvito (P101): solo le imprese che sapranno usare questo asset in modo strategico, reggeranno nell'arena competitiva. Perché sapranno seguire le richieste mutevoli dei clienti e conquistare nuovi mercati dando loro ciò che vogliono
Dati, dati, dati.
Ora sono al centro dell'economia, il valore più importante.
E solo chi li sa sfruttare al meglio vince.
Saastock Emea, una delle più importanti conferenze globali sul mondo del software "as a service", quest'anno è stata particolarmente emblematica, perché per la prima volta nella sua storia si è svolta da remoto. Insieme a P101, hanno partecipato all'evento società ed enti di ricerca, tutto il mondo dei fondi di venture capital e molte aziende globali nel settore del software as a service per il business.

I temi che si sono affrontati sono legati a doppio filo alla pandemia e all'effetto che essa ha avuto sulla digitalizzazione.
Per l'Italia che innova, è un momento propizio: in sette anni l'ecosistema dell'innovazione è passato da 0 a 1,4 miliardi di euro di fatturato.
Nel 2019 sono stati investiti nel capitale delle startup innovative intorno ai 600 milioni, e la tendenza non si è arrestata neppure nei mesi di lockdown.
Al contrario, è aumentata anche quella che viene definita open innovation.
Nel portafoglio del Corporate Venture Capital, infatti, sono cresciute le partecipazioni in startup: del 23% nel 2020.
I dati sono quelli dell'osservatorio sul CVC in Italia a cura di InnovUp - Italian Innovation & Startup Ecosystem.
E sono indicativi dell'accelerazione che la pandemia ha impresso all'innovazione - che passa attraverso la digitalizzazione dei business - e che continuerà a crescere seguendo le direttrici che la stessa Saastock ha delineato e che ripercorriamo a seguire.