Il remote working rende più produttivi, ma potrebbe provocare senso di isolamento
Luba Manolova (Microsoft): può indurre però anche una riduzione del tasso di innovazione. Il 77% delle imprese italiane ha adottato modelli flessibili di lavoro. Il 66% dei dipendenti farà smartworking almeno un giorno alla settimana anche dopo la pandemia
Il lavoro flessibile e il lavoro ibrido sono già la normalità . E' quanto emerso da un indagine Microsoft su Remote Working e Futuro del Lavoro, secondo cui il numero di organizzazioni italiane che hanno adottato modelli flessibili di lavoro è aumentato in modo esponenziale, passando dal 15% dello scorso anno al 77% del 2020, e i manager intervistati si aspettano che il 66% dei dipendenti continui a lavorare da remoto almeno un giorno alla settimana.
La ricerca ha coinvolto oltre 600 manager e dipendenti di grandi imprese italiane per comprendere come le persone si siano adattate al lavoro da remoto in seguito all'emergenza sanitaria COVID-19, come le aziende possano supportare i lavoratori e quali siano le aspettative per il futuro
In questa "nuova normalità ", i leader aziendali hanno registrato benefici sia in termini di produttività sia di efficienza: l'87% degli intervistati ha, infatti, riscontrato una produttività pari o superiore a prima del lockdown e il 71% è convinto che le nuove modalità "ibride" di lavoro comportino significativi risparmi in termini di costi. Inoltre, sei intervistati su dieci (64%) credono che garantire modalità di lavoro da remoto possa essere un modo efficace per trattenere i collaboratori migliori.
Sia i manager sia i dipendenti stanno apprezzando i vantaggi del lavoro da remoto e nessuno di essi intende tornare alle vecchie abitudini. Infatti, l'88% dei manager si aspetta l'introduzione di modalità di lavoro più ibride nel lungo periodo e i dipendenti prevedono di trascorrere in media un terzo del proprio tempo (37%) al di fuori del tradizionale luogo di lavoro.
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