Le FinTech riportano la finanza al ruolo originario di supporto all'economia reale
Nel mondo anglosassone le piattaforme hanno già di fatto sostituito le banche nel credito alle PMI. In Italia le imprese hanno scoperto che per uscire dalla crisi possono fare altro e non limitarsi ad accrescere il proprio debito
Nella lotta agli effetti del COVID-19 sul mondo produttivo, il FinTech si è mostrato il settore che più di tutti, e in maniera più tempestiva, ha proposto soluzioni efficaci. Era d'altronde abbastanza scontato che un settore nativamente digitale, caratterizzato da processi snelli e tutti gestibili da remoto, ben si prestasse a muoversi agevolmente nel mondo del distanziamento sociale.
Il FinTech nel mondo: dai primi esperimenti alle partnership con le banche per finanziare le PMI
Il FinTech nasce nel Regno Unito nel 2005 con Zopa a fare da apripista nel settore del consumer lending.

Pochi mesi dopo le piattaforme si moltiplicano: negli Usa vedono la luce Prosper e Lending Club, SoFi, OnDeck.
E, ancora in territorio britannico, nasce Funding Circle, oggi di fatto sostituta delle banche della City nel settore dei prestiti alle PMI, quelli che gli istituti tradizionali finanziano sempre meno e che, attraverso un "referral scheme", indirizzano automaticamente alla piattaforma.
Le piattaforme hanno successo perché si inseriscono in una fascia di mercato scoperto: quella dei piccoli prestiti che - 600mila dollari per il mercato Usa, meno di 100mila per quello italiano - non convengono alle banche perché rappresentano un costo.
Oggi negli Usa il mercato vale in termini di erogato 82 miliardi di dollari (69 miliardi di euro) e in Regno Unito 19 miliardi di euro, a cui si aggiungono oltre 11 miliardi nel resto d'Europa.