Il 95% delle startup italiane ha una post-money valuation superiore a 1 milione di euro.
Inoltre, la maggior parte delle startup (circa il 70%) ha come obiettivo, per il prossimo round di finanziamento, investitori istituzionali, in particolare fondi di Venture Capital internazionali.
Dall'analisi realizzata da EY e dal Fintech District si evidenzia che, nonostante gli investimenti nel settore FinTech in Italia siano ancora in ritardo rispetto a quanto accade in altri Paesi europei (nel 2019 il Paese ha attirato solo il 2% del capitale totale investito in FinTech in Europa, mentre Regno Unito e Germania hanno attratto rispettivamente il 50% e il 19% degli investimenti), di recente il gap ha iniziato a ridursi, grazie allo sviluppo di condizioni favorevoli e alla crescente collaborazione tra operatori tradizionali e startup.
I finanziamenti alle startup italiane del FinTech sono cresciuti a un CAGR di oltre il 60% dal 2016 al 2019, che ha registrato il record dei 261 milioni di euro.
Per quanto attiene all'anno in corso, nonostante le difficoltà registrate su scala globale a causa dell'avvento del COVID-19, l'ecosistema FinTech italiano ha mostrato importanti segnali di resilienza, anche da un punto di vista di accesso a nuove fonti di finanziamento.
In particolare, le principali attività di fundraising nell'arco dei primi 8 mesi del 2020 hanno raggiunto la cifra di 90 milioni di euro.
Sebbene il trend sia positivo, i numeri del mercato italiano mostrano un'alta concentrazione degli investimenti a favore di poche startup.
La variazione dei trend competitivi legata alle recenti modifiche normative e all'avvento delle challenger bank sta spingendo istituti bancari e compagnie di assicurazione a collaborare con le FinTech.
Per quanto attiene ai modelli di collaborazione tra startup e operatori tradizionali, EY e il Fintech District hanno individuato 4 possibili livelli:
- Accelerate: le istituzioni finanziarie forniscono alle FinTech in fase iniziale investimenti e competenze, e in cambio possono fare leva su tecnologie all'avanguardia per integrare la propria offerta;
- Partner: FinTech e incumbent attivano partnership con l'obiettivo di lanciare nuovi prodotti e servizi per soddisfare specifiche esigenze del cliente;
- Invest: gli operatori tradizionali investono in startup target con l'obiettivo di ottenere una exit finanziariamente sostenibile in futuro;
- Buy: gli operatori tradizionali integrano tecnologie e prodotti al loro interno, consentendo agli imprenditori del FinTech di capitalizzare sulle proprie idee imprenditoriali.
"Per creare un ecosistema italiano del FinTech "più maturo" che sia terreno fertile per la nascita e lo sviluppo di nuovi operatori è necessario lanciare specifici fondi di investimento e incentivare la collaborazione tra incumbent e startup.
Questo cambio di approccio potrebbe dare impulso all'interesse degli investitori e generare più operazioni di M&A".
ha commentato Andrea Ferretti, Markets Financial Services & FinTech Italian Leader di EY.
"L'ecosistema di imprese FinTech offre una grande opportunità di ripresa: il settore si è sviluppato molto negli ultimi 5 anni, ha dimostrato di essere anticiclico e, anzi, ha in parte beneficiato di una accelerazione durante il COVID-19, grazie all'intrinseco DNA digitale.
Oggi la città di Milano è sicuramente al centro di questa ripresa e ha davanti a sé un'opportunità unica data da tanti fattori sinergici: in primis la conoscenza del mercato grazie anche a una ricerca di rilievo internazionale come questa che abbiamo svolto insieme a EY, un evento internazionale in programma il Milan Fintech Summit, un progetto istituzionale quale il Fintech Hub di Banca d'Italia e una community di riferimento per l'ecosistema come il Fintech District.
In questo positivo contesto, sarebbe auspicabile un piano di agevolazioni fiscali dedicate a investimenti in Corporate Venture Capital, importanti incentivi alle corporate per investire ulteriormente in innovazione e stimolare virtuose collaborazioni tra FinTech e player tradizionali", ha aggiunti Alessandro Longoni, Head of Fintech District.
Outlook: le aree su cui puntare per il futuro
Dall'analisi realizzata da EY e dal Fintech District emergono infine le principali aree di sviluppo del FinTech nel breve-medio termine.
In particolare, le PMI, spina dorsale dell'economia italiana, richiederanno di essere meglio servite dalle banche, facendo leva sulle soluzioni offerte dalle FinTech; la Cybersecurity e la Cyber Insurance diventeranno sempre più prioritarie a causa delle sfide e delle criticità legate alla trasformazione digitale.
La compliance continuerà a svolgere un ruolo primario nei servizi finanziari, pertanto le RegTech avranno un ruolo fondamentale nella digitalizzazione dei processi regolamentari e con un ruolo attivo nel generare nuove opportunità .
Le WealthTech, abilitate dall'AI, saranno la rivoluzione nel settore del Wealth & Asset Management.
L'Open Banking rappresenta un'enorme opportunità di collaborazione tra i servizi finanziari e le FinTech, elemento fondamentale per il successo reciproco.
"L'ecosistema italiano del fintech avrà opportunità di crescita rilevanti a patto che adotti un approccio di coopetizione, cioè di competizione e cooperazione allo stesso tempo, facendo leva sui modelli di open finance che coinvolgano i diversi player del settore dei Financial Services", commenta Andrea Ferretti.
"La sfida più importante per le startup in Italia è quella di essere in grado di pensare con una visione globale, sfruttare economie di scala e divenire così più attrattive per grandi gruppi e fondi esteri.
La rapida crescita dell'ecosistema italiano FinTech è sicuramente un segnale positivo e dovrebbe esserlo anche per tutti quegli investitori che desiderino cogliere le migliori opportunità prima di altri.
Molti imprenditori stanno già attirando qui talenti di livello e, per quanto riguarda i capitali, crediamo sia solo una questione di tempo", conclude Longoni.
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