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16/09/2020

economia

La Financial Repression entra in una nuova fase

 

Hans-Jörg Naumer (AllianzGI): la propensione al rischio è sostenuta dai dati congiunturali degli ultimi mesi e settimane, da cui emerge che la recessione globale è acqua passata

Sono passati diversi anni da quando si è parlato per la prima volta di Financial Repression. Vale a dire di quella fase in cui i creditori sono disposti ad investire in titoli governativi con rendimenti bassi/negativi, contribuendo in misura consistente a ridurre la montagna di debiti dello Stato.
La pandemia di coronavirus ha dato il via ad una nuova fase di Financial Repression, determinata dall'attuale politica fiscale e monetaria di governi e banche centrali. Oltre il 70% dei titoli governativi a livello globale ha un rendimento pari o inferiore all'1% e quasi il 30% presenta rendimenti negativi.

La Financial Repression entra in una nuova fase

I costi di rifinanziamento medi del debito sovrano sono scesi ulteriormente dalla crisi dei mercati finanziari (2008) e del debito nell'Eurozona, e difficilmente potrebbero essere più vantaggiosi sotto il profilo fiscale. Ciò significa che nel corso del tempo la montagna di debito si riduce da sola, per lo meno se il tasso di indebitamento resta sotto controllo e non si creano deficit fiscali permanenti. Basta che il tasso di rifinanziamento rimanga al di sotto del tasso di crescita.
Inoltre, in numerosi Stati dell'Eurozona e nel Regno Unito sarà possibile annullare parte dei debiti esistenti assumendone di nuovi. Questa pratica, ancora relativamente nuova in Europa, è in uso già da anni in Giappone.
La ricerca di reddito da capitale prosegue e tale trend dovrebbe spiegare perché in maggio i mercati hanno evidenziato la ripresa più rapida di sempre dopo il crollo innescato dalla pandemia. Nel tentativo di stabilizzare i mercati finanziari le banche centrali hanno non solo consolidato il contesto di tassi modesti/negativi, ma anche varato una serie di misure che nelle speranze degli investitori dovrebbero fungere da protezione contro eventuali ribassi.

Seguici: 

La propensione al rischio è sostenuta dai dati congiunturali degli ultimi mesi e settimane, da cui emerge che la recessione globale è acqua passata.
Non manca tuttavia un certo scetticismo circa il ritorno alle dinamiche di crescita pre-pandemia. Alcuni dati di tipo alternativo, estremamente reattivi agli sviluppi congiunturali, come quelli sulla mobilità di Google o sulle prenotazioni online di tavoli al ristorante, mostrano un indebolimento del momentum economico.
La liquidità dovrebbe offrire un sostegno, ma non possiamo escludere nuove impennate della volatilità a seconda dell'evoluzione della pandemia e in caso di delusioni sul fronte economico.
Hans-Jörg Naumer Director, Global Capital Markets & Thematic Research presso Allianz Global Investors



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