Open innovation e circular economy, il cambiamento parte da un nuovo modello di sviluppo economico
Porro (Cariplo Factory): più sostenibilità e rispetto dell'ambiente per aumentare la resilienza dell'industria tricolore, ma senza un quadro normativo chiaro, l'Italia rischia di perdere il treno della ripresa
La pandemia da Coronavirus ha messo a nudo la fragilità del nostro modello di sviluppo economico rendendo evidenti due facce della stessa medaglia: da un lato, l'evidenza che nessun settore è abbastanza solido per resistere a un cambiamento radicale senza un processo di continua innovazione. Dall'altro, la necessità di ripensare all'attuale modello economico in una logica di maggiore attenzione alla sostenibilità e al rispetto ambientale. Il modello di sviluppo a cui siamo abituati, ovvero quello lineare - fondato sull'estrazione di materie prime, sulla produzione ed il consumo di massa e sullo smaltimento degli scarti una volta raggiunta la fine della vita del prodotto - ha mostrato molte crepe specialmente negli ultimi mesi. Un caso eclatante è quello del fashion, comparto strategico per il nostro Paese: dopo aver fatto per anni offshoring verso l'Asia, la pandemia ha bloccato intere filiere con la semplice chiusura delle frontiere. Solo chi ha saputo riadattare il proprio modello di sviluppo ha mostrato la resilienza sufficiente a fronteggiare la crisi, gli altri sono andati in apnea. In questo senso un ottimo esempio è quello della filiera alimentare, che si è salvata grazie a un sistema decentralizzato, al ricorso a modelli di economia di prossimità e al canale digitale dell'e-commerce.
Ora più che mai, è indispensabile ripensare il ciclo economico in termini di economia circolare: un sistema pensato per potersi rigenerare, fondato sulla valorizzazione degli scarti, l'estensione del ciclo di vita dei prodotti, la condivisione delle risorse, l'impiego di materie prime da riciclo e di energia da fonti rinnovabili. Ma un cambiamento di rotta di questa portata, una trasformazione così radicale, non può gravare sulle spalle delle singole imprese. Servono, da un lato, sostegno a livello economico e finanziario, e dall'altro, la capacità di portare il paradigma dell'open innovation anche nella circular economy: vale a dire, fare in modo che le imprese che hanno bisogno di rinnovarsi per andare verso la circular economy possano entrare in contatto con delle realtà in grado di fornire loro gli strumenti per farlo.
L'Italia è in cima alle classifiche della green economy, ma rischia di perdere il vantaggio
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