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22/07/2020

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Il 75% degli operatori di private equity ha confermato il proprio ruolo di sostegno alle PMI

 

Milantoni (Deloitte): malgrado gli impatti negativi dei mesi di chiusura e le preoccupazioni per le tempistiche di ripresa economica, gli operatori si dimostrano attivi ed alla ricerca di nuove opportunità in cui investire i capitali raccolti

A fronte di aspettative decisamente positive e di crescita, gli operatori del settore del Private Equity nei primi cinque mesi del 2020 si sono trovati ad affrontare la diffusione della pandemia di Coronavirus ed un contesto macroeconomico fortemente negativo.
Le difficoltà incontrate si riflettono nel Deloitte PE Confidence Index, che si attesta su un valore di 44. L'Index è incluso nel report semestrale di Deloitte Italy Private Equity Confidence Survey, da cui emergono le preoccupazioni degli operatori di Private Equity e di Venture Capital per il secondo semestre 2020.

Il 75% degli operatori di private equity ha confermato il proprio ruolo di sostegno alle PMI

Tuttavia, in questa fase in cui occorre promuovere il rafforzamento delle imprese per supportare la gestione della crisi e favorire la rigenerazione della struttura imprenditoriale, oltre il 75% degli operatori ha confermato il proprio ruolo di driver di politica economica, attraverso il sostegno alle PMI nella fornitura di risorse finanziarie e di competenze.
"Malgrado gli impatti negativi dei mesi di chiusura e le preoccupazioni per le tempistiche di ripresa economica, gli operatori si dimostrano attivi ed alla ricerca di nuove opportunità in cui investire i capitali raccolti", commenta Elio Milantoni, Partner di Deloitte Financial Advisory Services e M&A leader.
Impatto della crisi sui multipli di mercato contenuto e ripartenza pianificata
Malgrado la crisi economico-sanitaria abbia portato molti operatori ad abbandonare alcune potenziali opportunità di investimento, il numero di queste è in media inferiore a 5, più del 75% degli intervistati ha dichiarato di voler rivalutare tali opportunità entro 12 mesi. Anche l'impatto negativo atteso sui multipli di mercato è in media inferiore al 20%, motivo per cui più del 30% degli operatori ha già pianificato processi di exit.

Il 75% degli operatori di private equity ha confermato il proprio ruolo di sostegno alle PMI

Periodo caratterizzato da trend disruptive prima della ripresa
"Il prossimo semestre si presenterà come un periodo caratterizzato da alcuni trend disruptive che impatteranno sulle scelte di investimento degli operatori di PE" - commenta Milantoni. "I più importanti di questi saranno l'incremento dei consumi sul canale online, la regolamentazione sanitaria più stringente dovuta al COVID-19 ed il rallentamento della globalizzazione".

Nel corso dei prossimi mesi in cui ci si attende che il mercato si riprenda (in media stimati in 18 mesi), gli operatori di PE sposteranno il focus delle società in portafoglio sulla gestione dei flussi di cassa e la pianificazione, al fine di renderle più solide e superare nel modo migliore il periodo di difficoltà.
Confermato il supporto delle banche commerciali

Seguici: 

Secondo quasi il 75% degli intervistati, il livello di competizione nel settore rimarrà stabile. Si inverte il trend dei semestri precedenti, secondo cui invece sarebbe aumentato. Confermato il supporto da parte delle banche commerciali quali maggiori fornitori di financing, con quasi il 90% degli operatori di PE che indicano il Senior Debt da queste erogato come lo strumento di debito maggiormente utilizzato sia nel semestre in corso che previsto nel prossimo.
Non si fermano le attività di fundraising e i nuovi investimenti
Un segnale positivo molto importante arriva da quasi il 50% degli intervistati, che dichiara che sarà coinvolto in attività di fundraising nel corso del prossimo semestre. Allo stesso modo, il 40% dedicherà la maggior parte del proprio tempo allo scouting di nuove opportunità di investimento.

"Il fatto che la quasi totalità degli intervistati (86,7%) affermi di aver pianificato di entrare in nuovi investimenti nel corso dei prossimi sei mesi dimostra come il settore non si fermi di fronte alla crisi economico-sanitaria, bensì voglia cogliere le opportunità che ne scaturiranno", commenta Milantoni.
Interesse per l'Expansion Capital nei settori IT, Manufacturing e Industrial Products
Gli operatori stanno sempre di più rivolgendo la propria attenzione verso operazioni di Expansion Capital: già in crescita di +14,5 punti percentuali in questo semestre, nel corso della seconda parte del 2020 ci si attende che questo tipo di operazioni rappresenti più del 43% del totale. Tale crescita avviene a discapito di LBO/Replacement, il più utilizzato fino al semestre in corso.
Infine, da segnalare in diminuzione anche le preferenze per gli investimenti di maggioranza, che scendono dal 75,6% al 66,7% nel primo semestre del 2020, in favore di investimenti di minoranza e, in particolare, di operazioni di co-investimento, che salgono da 0 a 10 punti percentuali. Lo stesso trend è previsto per il prossimo semestre.

I settori su cui gli operatori prevedono di focalizzarsi maggiormente saranno IT, Manufacturing e Industrial Products, seguiti da Food & Wine. Da notare anche un crescente interesse verso Leisure & Hospitality.
Riduzione dell'utilizzo della leva finanziaria e aumento negli spread medi
La diminuzione nelle operazioni di LBO/Replacement è accompagnata da una riduzione dell'utilizzo della leva finanziaria a supporto di nuovi investimenti; si azzera infatti il numero di operazioni effettuate con leva superiore alle 4 volte l'EBITDA. Inoltre, in aumento lo spread medio applicato ai finanziamenti, con quasi il 40% degli intervistati che ha ricevuto in media finanziamenti con spread superiore ai 250 bp.
Trend di allungamento dell'holding period medio e scarso utilizzo IPO

La riduzione nel numero di deal ed in particolare di exit comporta un seguito nel trend di allungamento dell'holding period medio degli investimenti, come segnalato da più del 25% degli operatori quando intervistati sui principali trend attesi nel mercato del PE. "Questo trend negativo, accentuato dalla riduzione del numero di exit dovuta al COVID-19, porta con sé anche una ulteriore riduzione dell'utilizzo delle IPO quali strategia di exit dagli investimenti", conclude Milantoni. "Il numero di preferenze espresse per questa modalità, infatti, si è ridotta da 15,4% a 7,5% dallo scorso semestre".



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