Il mercato italiano dei Non-Performing Loans è pronto a gestire la nuova ondata di crisi
Masenza (PwC): l'impatto della pandemia sarà rilevante, con una stima di nuovi inflow di NPE sui 60-100 miliardi di euro con decine di migliaia di imprese potenzialmente oggetto di ristrutturazione
Il deleveraging degli NPE (Non-Performing Exposures) iniziato nel 2015 è proseguito anche nel corso del 2019. Lo scoppio della pandemia del COVID-19 porterà nuovo fermento nel mercato, che alcuni iniziavano ad ipotizzare in run-off, mentre gli operatori si stanno già attrezzando per fronteggiare gli impatti che la crisi economica avrà sui propri bilanci.

Alcuni key facts, a fotografia dell'anno appena passato e di quello iniziato, possono far meglio comprendere lo stato attuale e le prospettive del mercato.
I volumi lordi di NPE si sono ridotti di oltre la metà , da 341mld di euro nel 2015 a 135mld a fine 2019.
Nonostante ciò, l'attuale pandemia avrà sicuramente un impatto significativo su questo trend: il mercato si aspetta tra i 60mld - 100mld di nuovi inflow di NPE nei prossimi 18 mesi.
Gli UtP (Unlikely to Pay), che ammontavano a oltre 60 miliardi (di cui l'82% è concentrato nelle prime 10 banche) prima della crisi da COVID-19 al netto di circa 10 miliardi di cessioni negli ultimi anni, saranno l'asset class più colpita dalla pandemia: decine di migliaia di piccole/medie imprese e aziende familiari saranno a rischio.
Serve, quindi, una soluzione strategica e tempestiva che preveda un'alleanza tra sistema finanziario ed imprenditoriale, che facendo leva sull'economia del territorio sia in grado di far ripartire l'economia del nostro Paese.