Un'impresa su 4 ha investito prima del lockdown sullo smartworking
Secondo Unioncamere e Anpal al Sud il lavoro agile è una opportunità per il 27% delle aziende. Oltre un terzo delle aziende ha puntato sulle vendite online
Alla prova del lockdown, una impresa su quattro è arrivata - almeno in parte - preparata: il 24,6% delle imprese italiane, infatti, ha investito nell'adozione di sistemi di smartworking per innovare il proprio modello organizzativo aziendale tra il 2015 al 2019.
Il dato, che emerge dal bollettino annuale del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal, è cresciuto rispetto al 2018 (23,5%) e segue un trend di incremento consistente, destinato probabilmente a conoscere una ulteriore impennata nel prossimo futuro.

Non tutti i settori, ovviamente, si sono potuti adattare all'introduzione del lavoro agile nella stessa maniera.
L'ambito più ricettivo è quello delle Public utilities (luce, acqua, gas) in cui il 34,7% delle imprese ha dichiarato di aver investito in smartworking, a seguire quello dei Servizi (25,5%), l'Industria (22,5%) e fanalino di coda, come facilmente immaginabile, le Costruzioni (19,9%).
All'interno del mondo dei servizi, hanno investito in smartworking il 50,9% delle imprese di Servizi informatici e delle telecomunicazioni, il 48,8% delle imprese di Servizi finanziari e assicurativi, e il 40,3% dei Servizi avanzati di supporto alle imprese.
A questa modalità di lavoro a distanza hanno invece guardato solo il 15,7% delle imprese dei Servizi culturali, sportivi e altri servizi alle persone e il 17,9% dei Servizi di alloggio e ristorazione e servizi turistici.
Nel sistema industriale, sul lavoro agile hanno puntato il 33,3% delle Industrie elettriche, elettroniche, ottiche e medicali, il 32,8% per le Industrie chimiche, farmaceutiche e petrolifere e il 29,6% delle Industrie di fabbricazione macchinari.
Il Mezzogiorno è l'area del Paese in cui maggiormente le imprese hanno puntato sul lavoro a distanza, un'opportunità offerta dalla tecnologia per colmare altri gap strutturali.
A favore di questa modalità organizzativa hanno investito il 27,1% delle imprese meridionali.