Hanno anche investito nella pianificazione e nel controllo, per prevedere, identificare e rispondere a eventuali problemi.
Per contro, le realtà con supply chain pronta a mitigare l'emergenza hanno attutito l'impatto della crisi diversificando l'approvvigionamento e la distribuzione dal punto di vista geografico, riducendo così i rischi connessi alla dipendenza da un singolo Paese.
Per garantire la disponibilità di componenti strategici, hanno implementato una strategia di procurement basata su diversi fornitori e una gestione delle scorte che consenta di far fronte a un'eventuale interruzione della catena di approvvigionamento essendo capaci di riorganizzare i cicli produttivi e distributivi per ridurre i costi del personale, ottimizzando i consumi energetici legati alla produzione, alla luce della riduzione della capacità produttiva.
Stiamo assistendo a una transizione da una supply chain lineare a una digitale, con l'intera organizzazione connessa in modo trasversale, rendendo di fatto possibile maggiore reattività e ottimizzazione anche grazie alla visibilità end-to-end; nel prossimo futuro, la supply chain potrebbe essere ulteriormente migliorata grazie all'impiego di tecnologie come IoT, cloud computing, 5G, AI, stampa 3D e robotica.
Il ruolo dei marketplace di domanda e di offerta assume ora una notevole centralità per ottimizzare gli scambi, selezionare e identificare nuovi fornitori e clienti e intersecare domanda e offerta.
Lo smartworking ha avuto una ovvia crescita esponenziale.
Come cambierà il lavoro nel mondo del "dopo"?
Il manifestarsi della pandemia ha radicalmente modificato l'approccio e le modalità con cui il lavoro viene distribuito e svolto.
In questo contesto, il cambiamento sostanziale al quale sono state obbligate le aziende avrà prevedibilmente un impatto nel medio e nel lungo termine.
L'attuale crisi ha richiesto di identificare quali lavori necessitino dell'effettiva presenza in loco.
È possibile che simili considerazioni incideranno sul modo di lavorare di numerose aziende al termine dell'emergenza, generando un cambiamento nelle modalità di lavorare, nella geo-localizzazione delle strutture e delle persone.
Il piano di sostituzione temporanea delle posizioni dirigenziali e dei ruoli chiave, in caso di malattia, potrà in futuro ispirare a percorsi di scambio mansioni e formazione per rendere intercambiabili i ruoli.
La diffusione di competenze digitali sarà più centrale di quanto non avvenuto sino ad ora per consentire di sviluppare il lavoro da remoto.
Sicuramente le modalità di comunicazione all'interno dell'azienda e di interazione con i sindacati risulteranno permanentemente modificate dopo avere sperimentato che percorsi condivisi sono di interesse per tutte le parti coinvolte.
Nel report affermate che occorre ripensare al business e alla relazione con i consumatori.
Può spiegare meglio?
Il rapporto con il cliente costituisce un aspetto di vitale importanza, che richiede costante monitoraggio alla luce dell'attuale crisi legata al COVID-19.
Ogni interazione con i propri clienti e partner rappresenta un'opportunità per dimostrare valori su cui si fonda la propria azienda e testimoniare con azioni concrete la propria Brand Identity.
Il consumatore sta modificando il suo stile di consumo e la sua esperienza di acquisto per effetto delle limitazioni al movimento e della modifica delle proprie priorità di acquisto anche a causa di una riduzione delle risorse disponibili.
Fare capire al consumatore che ci si prende cura di lui analizzando quelle che sono le sue aspettative e rispondendo con prodotti adeguati al dopo crisi avvicinerà nuovi clienti e ne eviterà la perdita.
Occorre effettuare campagne di "sensing" del clima di acquisto, ripensando a come comunicare e a dove concentrare gli investimenti marketing e pubblicitari, gestendo con flessibilità le produzioni in modo da potere indirizzarle verso qui prodotti che, in presenza di una domanda in continua evoluzione, siano i più rispondenti ai nuovi stili ed esigenze di consumo.
Quali sono le tre chiavi per la ripartenza dell'Italia?
Sicuramente una riduzione della burocrazia nella messa a disposizione degli aiuti.
I decreti Cura Italia e Liquidità stanno dimostrando che esiste una viscosità di esecuzione che rende le misure, anche centrate, poco efficaci.
La possibilità di fare rete con una o più realtà aziendali permette di mettere a fattor comune le conoscenze e il know-how maturati negli anni, facendo leva sulla tradizione e l'esperienza che l'impresa porta con sé.
L'unione può veramente fare la forza, supportando le aziende nella corsa alla rinascita.
Occorre aumentare il peso specifico della PMI che se no è troppo frammentata e vulnerabile.
Di fronte a fattori esogeni, occorre però che anche le aziende facciano dei passi avanti nell'organizzazione per potere sfruttare gli aiuti predisposti per sopravvivere, cogliere opportunità, consolidarsi, rafforzarsi per crescere e, infine, prosperare: digitalizzazione, lavoro flessibile, Industry 4.0 sono elementi che sono imprescindibili per la flessibilità e che hanno fatto differenza nella capacità di tempestiva risposta alla crisi.
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