Mai come ora la tecnologia è essenziale per garantire continuità alle imprese
Ceccomancini (Infinidat): l'emergenza sanitaria ci ha costretto ad accelerare vertiginosamente un processo che tardava a realizzarsi. Occorre comprendere che la tecnologia è il vero elemento propulsore per un futuro competitivo
In questo periodo di quarantena per l'emergenza COVID-19, il livello di digitalizzazione del nostro Paese ha evidenziato tutte le sue lacune.
Per anni le aziende hanno ritardato molte delle scelte necessarie per un reale passaggio verso la digital transformation e il lavoro "agile", ma si sono trovate a dover superare tutte le barriere, accelerando improvvisamente i processi di trasformazione: la connessione digitale rappresenta, infatti, insieme ad una tecnologia avanzata e adeguata, lo strumento chiave per evitare il blocco dell'intera economia italiana e permettere ai professionisti di continuare a lavorare.

Lo smartworking è diventato la nuova "normalità ".
Ma la digital transformation conseguente all'emergenza in atto, ha impattato su tantissimi altri ambiti, sicuramente meno evidenti dello smartworking e meno sotto gli occhi dei più, ma altrettanto importanti.
Pensiamo per esempio al settore sanitario, dove sono stati sviluppati molti nuovi servizi "senza contatto", come la "telemedicina", grazie alla quale i medici possono controllare a distanza lo stato di salute dei propri pazienti, o all'eCommerce, così utile, o in generale allo sviluppo di piattaforme digitali, ad esempio per la didattica a distanza.
Anche un settore "vetusto" come la scuola ha dovuto - anche se più lentamente - mettere in atto un processo di digitalizzazione importante.
Ma tornando al cambiamento più lampante attualmente in corso, ossia il lavoro agile, o smartworking, i dati raccolti dall'Osservatorio del Politecnico di Milano ad Ottobre 2019 parlavano di circa 510/520 mila smartworkers in Italia.