25/03/2020

leisure
L'Europa la giornata mondiale dello smartworing - Punto e a capo

Non è pensabile che in un momento come questo l'Europa sia pressoché assente

Il coronavirus ha messo in ginocchio prima la Cina, poi l'Italia e oggi è diventato un problema globale.
In tutto questo, c'è un assente del tutto ingiustificato: l'istituzione europea.
Quando le persone sono a casa e si celebra la prima giornata mondiale dello smartworking, perché in fondo il 16 marzo 2020 è stato il momento cruciale per cui in quasi tutto il mondo, chi ha potuto lavorare da casa lo ha fatto. (Vi segnalo l'articolo precedente sulla divisione tra chi può accedere allo smartworking e chi no e il nuovo disagio sociale).
In tutto questo trambusto e cambiamento delle abitudini delle persone, non si sente la presenza dell'Europa.

La casa di tutti, come volevano i padri fondatori, sembra aver perso totalmente la spinta. Non mi riferisco alla fornitura di mascherine o prodotti medicali, mi riferisco alla tecnologia, che è l'argomento di questa rubrica.
E sì, non una parola per favorire il processo di cambiamento che per molti è traumatico. Ricordiamo che l'Europa è composta da 27 componenti e non tutti sono esattamente allo stesso stato di adozione di tecnologia informatica o disponibilità di banda internet.
Non una parola su nessun argomento da coloro che si perdono nelle ''dimensioni dei piselli'', è una provocazione, ma è chiaro che serve un supporto all'economia in questo momento, un supporto che deve essere strutturale e quelle che una volta venivano chiamate ''le autostrade informatiche'' rappresentano un asset fondamentale dell'Unione.

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Lo spirito dell'Europa si è perso. Peccato perché gli amici si vedono nel momento del bisogno, mentre mi pare di capire che in questo momento ognuno deve prendersi cura di se.
Al di là del folclore di una signora brizzolata che firma i nostri quattrini e di un buon italiano da parte della presidente della commissione Von Der Leyen, noi italiani abbiamo visto poco, ma lo stesso vale per gli altri paesi.
L'adozione di tecnologia non è un qualcosa che può essere delegato alle singole nazioni, andrebbe orchestrato meglio per non avere un'Europa a più velocità.
Ricordo, sommessamente, che tra i compiti dell'Unione Europea ci sono:
- favorire lo sviluppo sostenibile basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un'economia di mercato altamente competitiva, con la piena occupazione e il progresso sociale, e la protezione dell'ambiente;

- lottare contro l'esclusione sociale e la discriminazione;
- promuovere il progresso scientifico e tecnologico;
- rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale e la solidarietà tra gli Stati membri.



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