18/03/2020

leisure

La situazione del digitale ai tempi del Coronavirus - Punto e a capo

 

Aziende, scuole e produzione resistono, ma non senza problemi

L'Italia al tempo del Coronavirus è una nazione che lotta e resiste, ma soprattutto non si ferma.
Il governo ha realizzato un decreto per agevolare lo smartworking e improvvisamente il Paese si è accorto che può sfruttare appieno il digitale.
Non mancano i problemi, ma in qualsiasi caso le imprese si sono svegliate e hanno iniziato a darsi da fare, si sono sforzate di applicare delle procedure che permettano la continuità del business, sebbene certi settori siano in grave difficoltà.

I problemi principali sono legati a due macro aree: la connettività e la sicurezza.
In questi giorni ho passato il tempo a consigliare ad aziende e scuole come avviare i progetti al meglio utilizzando le tecnologie più semplici ed efficaci, senza dover rivoluzionare tutto.
Il problema per molte applicazioni, penso a tante aziende o istituti scolastici, è da ricercare nella connettività. Non mi riferisco semplicemente alla banda larga, ma all'uso di VPN, di reti virtuali e quindi sicure, che possano gestire un traffico decisamente abnorme. Non tutti i servizi che fino a quindici giorni fa funzionavano oggi reggono il carico di dati e si deve correre ai ripari. Un conto è un'azienda che deve dialogare con 20 venditori sul territorio, o una scuola che deve proporre le lezioni remote a qualche studente, un conto è avere a che fare con centinaia di utenti connessi contemporaneamente.

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Il fatto che nessuno abbia messo in preventivo questa evenienza fa parte della carenza culturale sul digitale, ma come sempre gli italiani si ingegnano e imparano in fretta e con i gruppi di WhatsApp, Skype e via di seguito si è tamponata la situazione per poi porre riparo.
La sicurezza, invece, è un aspetto che in questi casi di emergenza viene trascurato, ma a cui si deve dedicare il prossimo sforzo. Passare i dati aziendali via mail non sarebbe stato consentito in altre circostanze, figuriamoci l'uso di dispositivi personali per gestire dati sensibili magari per la privacy.
Passata la prima ondata, sarà utile pensare a sistemi efficienti di sicurezza, al fine di non mettere a rischio il business delle aziende. Troppo spesso ci si dimentica che molti dati sono sensibili e che in mani sbagliate possono generare danni, soprattutto se si tratta di elementi protetti dal copyright come è caso tipico di molto Made in Italy.

Ora che si è scoperto il digitale come abilitatore di business anche senza andare in ufficio, sarà difficile tornare indietro. Cambieranno gli uffici, cambieranno le aziende, cambieranno i processi.
Forse è l'unico lato positivo di questa epidemia maledetta, dobbiamo sforzarci di pensare in positivo.



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