Oltre ai marchi nazionali ormai conosciuti in tutto il mondo non va dimenticato che per i grandi gruppi europei la nostra supply chain rappresenta più del 25%, mentre per l'alto di gamma si toccano quote quasi del 90%
Il fashion italiano continua a crescere e le prospettive sono più che ottimistiche.
Secondo un report dell'Area Studi Mediobanca sul Sistema Moda Italiano, che ha preso in esame 173 aziende con un fatturato superiore a 100 mln di euro e i principali gruppi europei del settore, Nel 2018 il comparto ha registrato un giro d'affari totale di 71,7 mld di euro (+22,5% sul 2014 e +3,4% sul 2017).

Si tratta di una crescita importante che ha avuto nel 2015 una notevole impennata (+9,4%) e che, nonostante abbia rallentato negli anni successivi, non è mai stata inferiore al +3,4% annuo.
Cresce anche il peso del comparto sul Pil nazionale rispetto al quale la moda nell'ultimo quinquennio ha viaggiato a una velocità quasi doppia.
Bene anche gli utili che nel 2018 ammontano a 3,7 mld di euro (+25,2% sul 2014).
Tra i comparti spicca l'abbigliamento, che da solo determina il 42,6% dei ricavi aggregati, seguito dalla pelletteria (23,1%) e dall'occhialeria (15,6%).
In quanto a crescita media annua delle vendite nel 2014-2018 si distingue, invece, la gioielleria (+10,9%) seguita dal comparto pelli, cuoio e calzature (+6,2%), dal tessile (+5,7%), dalla distribuzione (+4,9%), dall'abbigliamento (+4,5%) e dall'occhialeria (+3,7%).
Le società a controllo italiano performano meglio in quanto a redditività (ebit margin al 9,3%) rispetto a quelle controllate da gruppi stranieri (6,2%).
In particolar modo, sono le aziende quotate con la quota di maggioranza in capo a una famiglia che registrano l'ebit margin migliore (13,4%) e che al contempo si mostrano più propense all'export (l'86,1% del loro fatturato proviene dall'estero).
Il settore moda italiano si conferma molto solido, come dimostrato dalla bassa incidenza del debito finanziario sul capitale netto (34% nel 2018), e dotato di una forte liquidità , con il rapporto tra disponibilità e debiti finanziari pari al 79,4%.
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