Come sarà il futuro del lavoro?
Rizzi (ServiceNow): è importante investire su quelle tecnologie capaci di ridare importanza alle qualità umane e permettere alla propria organizzazione di rimanere competitiva nella digital trasformation
Negli ultimi due secoli il lavoro è sempre stato abbastanza noioso.
Questo trend ha avuto inizio con la rivoluzione industriale, quando il lavoro meccanizzato e ripetitivo ha cominciato a rimpiazzare quello artigianale.
Frederick Taylor nel 1800 era diventato un teorico del management molto influente, mostrando come le aziende fossero in grado di aumentare notevolmente la produttività suddividendo il lavoro in una serie di processi ripetitivi.

Ulteriori studi sul tempo e il movimento diedero linfa ai principi scientifici di Taylor e nel 1913 Henry Ford inaugurò la prima catena di montaggio in Michigan.
Così i lavoratori rimasero fermi a ripetere lo stesso gesto più volte, ancora e ancora.
Da un punto di vista della produttività questa fu una mossa geniale, i tempi di produzione si erano ridotti incredibilmente infatti, e in alcuni casi erano passati da 12 ore a solo 2 ore.
La produzione di massa, inoltre, aveva creato molti lavori ben pagati per lavoratori non troppo qualificati.
Questa "rivoluzione" ha abbassato anche i costi delle merci, creando lo stile di vita della classe media.
L'altra faccia della medaglia, però, associava questa prosperità a un lavoro che era sinonimo di una fatica e sforzo che non avevano molto senso.