Si tratta di uno sforzo tecnico particolarmente complesso, reso possibile dalla collaborazione lungimirante di due istituzioni come AlmaLaurea e Unioncamere che, per la prima volta, incrociano i propri dati e danno loro ulteriore vigore per indirizzare in modo più approfondito e consapevole le scelte a supporto dell'imprenditorialità.
Il Dipartimento di Scienze Aziendali ha fornito il supporto scientifico e continuerà a sostenere lo sviluppo delle analisi per mettere a disposizione delle comunità interessate nuove opportunità di studio e di intervento".
"Dallo studio emerge un dato significativo: il 7% dei laureati nelle diverse discipline avvia una attività di impresa", sottolinea il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli.
"Per fondare una azienda serve certamente una idea brillante e innovativa, ma servono anche le conoscenze per la realizzazione del business plan e le competenze di carattere manageriale sugli aspetti finanziari del fare impresa.
Su questo piano intervengono le Camere di commercio, lavorando, insieme alle associazioni, al fianco degli aspiranti e neo imprenditori.
Un sostegno decisivo soprattutto per le imprese di minori dimensioni".
Vediamo alcuni dei risultati più importanti.
Forma giuridica
Il 60,2% è costituito da imprese individuali; il 24,8% da società di capitale, il 15,0% da società di persone, mentre il restante 0.01% assume altre forme giuridiche.
Questa distribuzione è coerente con quella nazionale, nello stesso periodo, caratterizzata per il 52,1% da imprese individuali, per il 28,1% da società di capitale, per il 16,3% da società di persone e per il 3,5% da altre forme giuridiche.
Negli ultimi dieci anni, nella nostra popolazione di imprese, la percentuale di società di capitale è cresciuta del 65,2%: circa due volte il tasso di crescita delle società di capitale a livello nazionale.
Settore economico
L'11,6% delle imprese opera nel settore agricolo, il 9,4% in quello industriale e il 79,0% nei servizi.
Nei servizi, per citare i più rappresentati, il 29,1% delle imprese opera nel ramo del commercio; il 9,8% nelle attività professionali, scientifiche e tecniche; l'8,9% nelle attività finanziarie ed assicurative; il 7,5% nelle attività di servizi di alloggio e di ristorazione; il 6,9% in servizi di informazione e comunicazione.
A livello nazionale, la percentuale di imprese che opera nel settore agricolo risulta del 12,2%, mentre il 22,7% opera nel settore industriale ed il 65,1% nei servizi.
Nello specifico, il 24,9% opera nel settore del commercio, il 3,5% opera nelle attività professionali, scientifiche e tecniche; il 2,1% nelle attività finanziarie ed assicurative; il 7,4% nelle attività di servizi di alloggio e ristorazione; il 2,2% nei servizi di informazione e comunicazione.
In particolare, la percentuale di imprese che operano in attività professionali, scientifiche e tecniche è cresciuta negli ultimi dieci anni, dal 10,1% nel 2009 al 13,2% nel 2018.
Osservando l'andamento a livello nazionale degli ultimi dieci anni, la percentuale di imprese che svolgono attività professionali, cresce dal 3,1% al 3,5%. Per le imprese che operano nel settore agricolo, la percentuale, per la nostra popolazione osservata, è aumentata negli ultimi cinque anni, in controtendenza con il trend nazionale.
Dimensione e impatto economico
Usando la classificazione EU, le imprese fondate dai laureati sono così suddivise: il 96,1% è costituito da micro imprese, con un fatturato annuale inferiore a 2 mln di euro, il 3,9% è formato da piccole o medie imprese, con un fatturato tra 2 e 50 mln di euro e solo lo 0,03% del totale delle imprese è costituito da grandi imprese, con fatturato superiore ai 50 mln di euro.
Il 49,2% del fatturato totale è generato dalle micro imprese, il 43,5% dalle piccole e medie imprese; le grandi imprese danno origine al restante 7,3%.
A livello nazionale, le micro imprese rappresentano il 95,3% delle imprese attive e contribuiscono per il 29,7% alla creazione di valore aggiunto.
Le piccole e medie imprese costituiscono il 4,6% e contribuiscono per il 38,8% alla creazione di valore aggiunto.
Infine le grandi imprese rappresentano lo 0,4% e contribuiscono al 31,5% del valore aggiunto realizzato.
Si fa qui riferimento all'ultimo dato disponibile nel database (2018 o anno precedente).
Area territoriale
Sotto il profilo territoriale, il 37,4% delle imprese fondate dai laureati è localizzato nel Nord Italia, il 21,7% nelle regioni del Centro e il 40,8% nelle regioni del Sud Italia.
La ripartizione territoriale delle imprese italiane presenta un quadro differente rispetto a quello delle imprese fondate dai laureati: sono per il 45% insediate nel Nord, per il 21% nel Centro e per il 34% nel Sud Italia.
Tasso di sopravvivenza
Delle 9.821 imprese nate nel 2009, dopo dieci anni, è ancora attivo il 54,8% (si tratta di circa 5.400 imprese).
A livello nazionale, delle 312mila imprese nate nel 2009, dopo 10 anni, è ancora attivo il 40,6% (circa 127mila).
Tasso di crescita
Il tasso di crescita è dato dal rapporto tra il saldo fra iscrizioni e cessazioni, per ogni anno di osservazione, e lo stock delle imprese di laureati (236.362).
Il tasso di crescita è aumentato negli ultimi dieci anni, passando dal 2,2% nel 2009 al 3,7% nel 2018.
A livello nazionale, il tasso di crescita delle imprese (calcolato come rapporto tra il saldo fra iscrizioni e cessazioni e lo stock annuale delle imprese registrate) diminuisce: dall'1,2% nel 2009 allo 0,5% nel 2018.
Imprese femminili
Le imprese femminili rappresentano il 38,0% (ossia 89.917) del totale delle imprese create dai laureati.
Questa percentuale è maggiore di quella nazionale che è pari al 22,0%. Il 12,8% opera nel settore agricolo, il 7,4% nel settore secondario e il 79,8% opera nel settore dei servizi (nello specifico, il 33,0% nel commercio).
La percentuale di imprese femminili nel settore professionale, tecnico e scientifico è pari al 7,7%.
Si tratta di una percentuale minore di quella osservata nella nostra popolazione di imprese (9,8%), ma superiore a quella nazionale di imprese femminili che operano nello stesso settore (3,8%).
Le imprese femminili sono definite come imprese la cui partecipazione al controllo e alla proprietà è detenuta in prevalenza da donne.
Famiglia di origine
Tra i fondatori, si rileva una maggiore presenza di laureati con genitori che svolgono professioni di livello più elevato: l'11,5% ha un padre imprenditore (tale quota è del 4,7% nella popolazione dei laureati), il 39,0% ha un padre libero professionista (è il 30,2% nella popolazione), il 7,4% ha un padre dirigente e il 7,2% un padre direttivo/quadro (nella popolazione le percentuali sono, rispettivamente il 7,0% e l'8,4%).
Tra i fondatori ha un padre impiegato il 21,2% e un padre operaio il 13,2% (nella popolazione le quote sono, rispettivamente, il 29,9% e il 19,2%).
Se si prende in considerazione la professione delle madri dei fondatori, la distribuzione è differente, ma conferma tali tendenze.
Startup innovative
Le startup innovative fondate dai laureati sono pari al 20,2% (2.127) di tutte le startup innovative nate in Italia (10.546).
Il 24,3% delle startup innovative opera nel settore professionale, scientifico e delle attività tecniche.
Le startup innovative per essere tali devono soddisfare almeno uno dei seguenti criteri: 15% o più di spese sostenute in ricerca e sviluppo; 1/3 o più del personale in possesso di dottorato di ricerca; 2/3 o più della manodopera in possesso di una laurea magistrale; essere titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale.
Gruppo disciplinare
Tra i fondatori, il 18,1% ha conseguito una laurea nel gruppo disciplinare economico-statistico, il 14,2% nel gruppo politico-sociale, il 9,4% in quello giuridico, l'8,6% in ingegneria, l'8,6% nel gruppo letterario, il 7,8% nel gruppo medico.
Nel complesso della popolazione dei laureati, l'ambito disciplinare più diffuso è quello medico, con il 13,2%; il 12,7% ha invece conseguito una laurea nel gruppo disciplinare economico-statistico, l'11,8% nel gruppo politico-sociale, il 10,3% in ingegneria, l'8,6% nel gruppo letterario e l'8,5% in quello giuridico.
Tutti gli altri gruppi disciplinari sono meno rappresentati, sia tra i fondatori sia tra i laureati complessivamente considerati.
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