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30/12/2019

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Aspesi (Columbia Threadneedle): sarà la geopolitica la protagonista del 2020

I fattori di rischio esogeni come la guerra dei dazi (non solo tra Cina e USA), le elezioni americane, o altre situazioni di tensione, influenzeranno l'andamento dei mercati

I possibili rischi per i mercati nel 2020, la trade war tra Cina e USA, il ruolo della nuova BCE a guida Lagarde, e le potenzialità del nuovo TLTRO. Ne abbiamo parlato con Alessandro Aspesi, Country Head Italy di Columbia Threadneedle Investments.

Quali sono le vostre previsioni per il prossimo anno?

Il 2020 parte da una situazione favorevole derivante dal 2019, dove abbiamo visto comunque una crescita sincronizzata di tutte le classi di attivo e un recupero da quello che è stato un 2018 molto complicato.
E' ovvio che il 2020 porterà in dote mercati molto più chiari in termini di valutazioni e, di conseguenza, una maggiore elettività e una aspettativa leggermente più bassa del 2019 domineranno il prossimo periodo.

Quali sono i fattori maggiori fattori di rischio per il 2020?

Parliamo dei fattori di rischio esogeni, quindi fattori legati non tanto alla struttura dell'economia ma quanto più a discorsi che possono impattare la geopolitica. Quindi sicuramente i dazi e le barriere tariffarie sono un tema molto importante che gli Stati Uniti stanno cercando di giocare a loro favore, sia nei confronti della Cina ma possiamo ipotizzare anche altri Paesi emergenti come l'Argentina e il settore dell'acciaio, piuttosto che il settore europeo della moda, che potrebbe essere colpito da un inasprimento della relazione tra USA ed Europa.

E' chiaro che la web tax è un qualcosa che dà molto fastidio agli Stati Uniti e quindi elementi di ritorsione ci sono.
Il 2020 si pone anche come un anno molto critico per quanto riguarda le elezioni politiche negli USA, e quindi lo stesso Trump, nonostante stia usando sempre di più la sua retorica e i sui tweet notturni, dovrà comunque rendere conto ad un Paese la cui crescita economica è più bassa di quella del potenziale che abbiamo visto nell'ultimo periodo. E soprattutto con un elettorato che potrebbe ancora accettarlo per i prossimi quattro anni, ma che dall'altro punto di vista non vuol perdere la crescita del proprio patrimonio e del proprio Paese.

Che sviluppi potrebbe avere la trade war tra USA e Cina?

Questo è un gioco che sostanzialmente non fa comodo a nessuno, soprattutto in un sistema di fluttuazione dei cambi. Anche qualora gli Stati Uniti decidessero di applicare interamente le barriere tariffarie sulle importazioni cinesi, ci sarebbe comunque la valuta di Pechino che andrebbe a svalutarsi andando a ricompensare e ricompattare quella che è la situazione attuale.


Addirittura, in un gioco di full application delle barriere tariffarie gli Stati Uniti andrebbero addirittura a perdere, poiché andrebbero ad imporre dei limiti alle movimentazioni di capitale, cosa assolutamente impensabile in questo contesto globale.

Quali sfide si aspetta la BCE di Christine Lagarde?

Christine Lagarde è sicuramente un ottimo politico ed è molto importante che riesca a spingere su delle leve esterne alle politiche monetarie. Mi riferisco al ruolo attivo che ha avuto in passato nel Fondo Monetario Internazionale e la pressione fatta nei confronti dei governi per applicare delle manovre fiscali. Quindi sicuramente la Germania è uno dei primi indiziati nell'ambito della politica di Lagarde per evidenziare nuove vie nell'ambito della politica fiscale.
E' chiaro che è molto meno tecnica rispetto a Mario Draghi, ma lui ha lasciato in eredità un sistema di altissima protezione per quanto riguarda la politica monetaria europea.

Quali sviluppi potrebbe avere il nuovo TLTRO?

Uno sviluppo l'ha già avuto poiché sistemi altamente critici, soprattutto nell'ambito sud europeo, hanno visto comunque un aumento della fiducia nei prestiti interbancari.



Quello che ancora oggi manca è un meccanismo di trasmissione più duraturo nell'ambito dell'economia reale e del credito.
Questo dipende non tanto dal TLTRO ma soprattutto da quella che è l'evoluzione della politica fiscale e quando i governi inizieranno a mettere mano agli investimenti, a scapito anche delle correnti restrizioni del patto di stabilità.  


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