Cybersecurity: crescono gli investimenti ma anche le violazioni
Rizzi (ServiceNow): il 60% delle violazioni nel 2019 ha coinvolto vulnerabilità per le quali erano già disponibili delle patch. Che però non erano state applicate
Il 2019 ha visto un aumento del 24% nella spesa per la prevenzione, il rilevamento e la remediation, ma, nonostante questo, rispetto al 2018 le attività di patching hanno registrato un ritardo medio di 12 giorni a causa dei silos aziendali e della poca coordinazione tra i reparti.
Il dato emerge dall'ultima ricerca ServiceNow, azienda leader nei workflow digitali, dal titolo "Costs and Consequences of Gaps in Vulnerability Response", condotta in collaborazione con il Ponemon Institute.
Un altro dato importante svela come gli attacchi siano aumentati del 17% rispetto all'anno precedente e il 60% delle violazioni abbia sfruttato vulnerabilità per le quali erano a disposizione delle patch, che però non erano state applicate.

Lo studio ha indagato come le aziende stanno rispondendo alle vulnerabilità e i dati possono essere messi a confronto con quelli del report del 2018, Today's State of Vulnerability Response: Patch Work Requires Attention.
I risultati della ricerca sottolineano come le aziende debbano organizzare per priorità la gestione delle vulnerabilità, in maniera più efficiente ed efficace.
- La spesa settimanale per il patching è aumentata del 34% rispetto al 2018;
- I downtime sono aumentati del 30% a causa del ritardo nel patching delle vulnerabilità;
- Il 69% del campione ha pianificato di assumere una media di 5 addetti al patching, per un costo medio anno di circa 600.000 euro;
- L'88% degli intervistati ha affermato che è meglio interfacciarsi con altri dipartimenti per risolvere le criticità che ritardano il patching di 12 giorni in media.
I dati indicano l'esistenza di un ecosistema cyber criminale persistente, che sottolinea la necessità di agire in maniera rapida.