Fintech: la sfida del futuro si gioca sulle piattaforme
Lorini (PwC): saranno quelle di integrazione, create sull'architettura API, che costituiscono un valore aggiunto completo
Le Fintech sono ormai una realtà consolidata. Nascono, crescono e si consolidano, pervadendo tanti settori dell'economia, non solo il comparto puramente finanziario. Ne abbiamo parlato con Roberto Lorini, Fintech Leader presso PwC.
Qual è la vostra strategia e cosa state vedendo nel mondo delle Fintech in Italia?
Come PwC abbiamo lanciato già da tre anni un osservatorio sulle Fintech. L'ultimo è stato fatto nel 2019 ed abbiamo analizzato trecento aziende in Italia, poiché per osservare il mercato occorre guardare all'Italia, non solo ai Paesi in tutto il mondo.
Di queste 300 aziende, 189 sono puramente Fintech, mentre le altre sono di area tecnologica.
L'Italia è interessante come mercato perché non è comparabile con gli altri mercati europei e mondiali - in particolar modo USA e Cina - ma ciò nonostante abbiamo notato, analizzando anno su anno, un cambiamento di velocità di creazione di aziende. Di queste 300 Fintech ve ne sono ben dieci che fanno oltre 10 milioni di fatturato e alcune di queste sono diventate casi studio: Prima nel mondo delle assicurazioni, MoneyFarm, Deus Technology ecc. o come Oval Money nel comparto del money management, o Yolo ancora nell'Insurance.
E' un lavoro di cui siamo pienamente orgogliosi: abbiamo definito la tassonomia delle Fintech. Non solo abbiamo analizzato trecento aziende, ma abbiamo esplorato 60 segmenti di mercato, dal tradizionale (quello del payment) dove sono nate, al sistema del money management (portafoglio elettronico, l'aggregatore delle informazioni, dal sistema del trade finance a quello del wealth management, fino ai vari sottosistemi, Insurtech in particolar modo.
In questi sottosegmenti abbiamo visto velocità diverse. Quello a maggior tasso di crescita è l'Insurtech, dove abbiamo visto che l'accoppiata strumenti IoT e assicurazioni è veramente interessante, sia come "peer-to-peer" di assicurazioni, sia come servizi a controllo delle stesse.
Ovviamente le aziende del payment sono sempre il punto di riferimento. Satispay è il nostro unicorno, anche se ormai è all'estero. Però stanno nascendo parecchi altri interessi: la PSD2 e il GDPR hanno creato la possibilità di aggregare informazioni, e quindi il tema dell'aggregazione di dati e servizi sta diventando sempre più importante.
E il trend dei prossimi anni riguarda le piattaforme, quelle di integrazione, create sull'architettura API, che costituiscono un valore aggiunto completo: dalla challenger bank a dei sottosistemi come può essere Fabrick o altri, come quelli fatti da CBI Globe, SIA o altri attori.
Quindi il tema delle piattaforme è importante e su questo noi non vogliamo più fare solo l'Osservatorio, ma aiutare partner o clienti a giocare questa partita delle piattaforme.
Quali sono le sfide del futuro del Fintech in Italia?
Parlerei in generale dell'Europa di cui facciamo parte, perché Stati Uniti e Cina si muovono su delle economie di scala differenti. Sta crescendo sempre di più il tema Fintech e PMI, quindi la supply chain finance. Anche perché i grandi gruppi bancari - europei in particolar modo - stanno abbandonando questo tipo di settore che non è il credito al consumo e quello alle imprese, da cui sono nate anche aziende italiane. Quindi credo che il futuro sia su questa strada, delle piattaforme e dei sistemi di integrazione mondo finanziario e mondo industria.
La vera partita è come riuscire a costruire questi ecosistemi, poiché noi siamo un Paese che non apre i propri dati agli altri, non li condividiamo. E' un tema che c'è anche nel mondo blockchain: il valore aggiunto di quest'ultima è mettere insieme aziende e utenti per creare ecosistemi. Un passaggio che però è inevitabile. Il tema delle piatta forme banche-industria, banche-Pubblica Amministrazione è fondamentale. Le Fintech avranno un ruolo e saranno anche integrate nel mondo bancario.