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27/11/2019

idee

Il nuovo MES è come la Troika

Per Galli "sarebbe un colpo di pistola a sangue freddo alla tempia dei risparmiatori, praticamente una sorta di bail-in applicato a milioni di persone"

Era l'inizio del 2016 quando tra i primi parlammo dei pericoli del bail-in, delle sue implicazioni e che il parlamento aveva votato per implementare una direttiva europea senza sapere cosa avrebbe significato nella realtà, andando oltre ai termini tecnici.
Come visto con MPS, Banca Etruria e molte altre, gli euroburocrati a guida franco-tedesca erano riusciti minare le fondamenta del nostro sistema bancario e del risparmio. Naturalmente il loro si può sempre salvare con un intervento dello stato (vedi Nord LB).
Adesso è la volta del nuovo MES (Meccanismo Europeo di Stabilità oppure Fondo Salva Stati), che si trasformerà nella pietra tombale per le banche e le finanze italiane.
Anche il MES avrebbe l'obbligo dell'approvazione parlamentare ma, a quanto pare, Tria e Conte avrebbero di fatto firmato il documento finale senza passare dalle istituzioni preposte. E questo, se fosse vero, avrebbe significati inquietanti sotto il profilo giuridico, oltre che politico.


Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, ha esternato che il MES comporta rischi enormi per il nostro sistema. Ancora più esplicito l'ex capo economista di Confindustria, ex deputato PD e oggi vicedirettore dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani Giampaolo Galli: "la ristrutturazione sarebbe un colpo di pistola a sangue freddo alla tempia dei risparmiatori, praticamente una sorta di bail-in applicato a milioni di persone che hanno dato fiducia allo Stato comprando titoli del debito pubblico". Detto da uno che è sempre stato filogermanico ed europeista granitico non è poco.
In pratica, il MES può chiedere agli stati membri dei fondi supplementari e questi hanno una settimana per versarli. Senza discutere. Inoltre, lo statuto del nuovo MES prevede totale immunità da ogni giurisdizione per chiunque vi lavori, funzionari non eletti, rendendo di fatto l'ente il più potente del continente. Di fatto, è un soggetto di diritto internazionale che esercita attività bancaria avvalendosi, però, dello statuto e delle garanzie di un soggetto sovrano.

A sua totale discrezione. 

Ma la vera perla è che oltre all'obbligo di versamento (finora ci è già costato circa 70 miliardi, a debito, che hanno ufficialmente salvato le banche tedesche e francesi impantanate in Grecia, Spagna e Portogallo), in caso di necessità non potremmo usufruirne, poiché per avere accesso ai fondi occorre avere determinati parametri di finanza pubblica, come il rapporto debito/Pil. Parametri talmente stringenti in cui forse solo Germania e Olanda potrebbero rientrare, ma che nel complesso sembrano fatti su misura per noi.
Quindi se l'Italia fosse in difficoltà (magari con l'aiutino dello spread), il MES interverrebbe per rispondere alle richieste di aiuto, con una letterina (stile BCE 2011), "consigliando" al governo una serie di passi, di cui il primo sarebbe la ristrutturazione del debito. Non va dimenticato che circa il 70% del debito pubblico è di proprietà del nostro sistema bancario, e questo creerebbe enormi problemi, perchè i titoli di stato perderebbero valore, dissanguando anche i risparmiatori. 
La logica degli interventi del MES è sostanzialmente quella che la Troika (BCE, FMI e Commissione Europea) ha applicato alla Grecia: vuoi soldi a prestito? Fai macelleria sociale con tagli degli stipendi, del welfare e aumento delle tasse.


E svendi tutti gli asset statali. Il massacro di Atene è sotto gli occhi di tutti: chiedetelo ai bambini di quel Paese. E' una cura di cui non sentiamo alcun bisogno, niente affatto necessaria, ma evidentemente fondamentale agli occhi di Bruxelles per perseguire il suo piano.
Non è infatti un mistero che per salvare le banche tedesche, francesi e olandesi, messe in ginocchio dal loro "moral hazard" sui mercati, da quelle parti abbiamo messo gli occhi sul patrimonio di ricchezza (pubblica e privata) degli italiani.
Il presidente dell'Eurogruppo Mário Centeno (portoghese) ha rivelato che la riforma è stata sostanzialmente approvata dai presidenti a giugno, con una larga maggioranza ("broad agreement").
Però Conte in una nota pare smentire Centeno affermando che "non c'è stato ancora nessun voto del Presidente del Consiglio, o degli altri Capi di Stato e di governo europei sul pacchetto complessivo di questa riforma". Ma complessivo non significa che non abbiano approvato singole parti o lo schema generale.
Nella nota si legge anche che "la sottoscrizione è calendarizzata per il prossimo mese di dicembre e il Ministro dell'Economia Gualtieri ha già chiarito, per iscritto, la sua disponibilità a riferire alle Camere l'avanzamento dei lavori e a illustrare nel dettaglio i contenuti della riforma, anche con riguardo all'intero pacchetto".



Ecco, proprio sulla logica di pacchetto risiede il problema, anzi il pacco, visto che si chiede di approvare una riforma senza alcuni regolamenti fondamentali. Ma non entriamo nei tecnicismi.
Facciamola anzi semplice: questo parlamento dirà si o no al MES?
Il precedente governo aveva dato esplicito mandato a Conte di respingere in toto questa riforma del MES. Cosa avranno fatto lui e Tria?
Le parole di Centeno non lasciano spazio a molti dubbi.

Claudio Gandolfo


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