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06/11/2019

marketing

Proprietà intellettuale: in Italia vale il 47% del Pil

Peserico (INDICAM): è necessario agire uniti per una maggiore tutela, coesione e collaborazione e un sistema di coinvolgimento degli operatori online più responsabilizzato

"Le imprese che investono in innovazione sono attori sempre più importanti nell'economia europea. Il loro contributo dovrebbe essere prioritario nell'agenda di ogni Governo, per fissare nuove regole e rendere maggiormente efficaci gli strumenti di tutela oggi disponibili. Questi non sono attualmente in grado di arginare il flusso di merci false in entrata in Europa che OCSE ha misurato in 121 miliardi solo lo scorso anno. La proprietà intellettuale è un patrimonio di tutti e non deve rientrare nella dialettica ideologica o politica fine a sé stessa".
Mario Peserico, presidente di INDICAM, associazione di riferimento per la tutela della proprietà intellettuale con quasi 160 associati che rappresentano il 2,5% del PIL Italiano, ha aperto così i lavori del Forum INDICAM 2019, l'appuntamento annuale che fotografa la situazione italiana e gli scenari futuri della lotta alla contraffazione, del contrasto ai mercati illeciti e dei diritti di proprietà intellettuale.
Il recente Studio EUIPO (European Union Intellectual Property Office) dimostra come in Italia la proprietà Intellettuale pesi il 47% del PIL, superiore alla media Europea del 45%, con il 31,5% degli addetti totali.


"Un patrimonio da gestire e tutelare a livello italiano ed europeo - spiega Peserico - quando spesso, invece, le aziende si trovano a fronteggiare ad armi impari una molteplicità di attacchi alla loro proprietà intellettuale, per via di uno scarso coordinamento tra chi dovrebbe agire a tutela di questi asset, di regole ormai obsolete e di un dialogo con i legislatori che non parte dall'adeguata considerazione del ruolo economico di questi attori.
Il percorso che auspichiamo porti a una revisione della Direttiva eCommerce, per esempio, è sempre ostacolato dai tentativi conservatori degli intermediari online, che hanno un'evidente convenienza a mantenere lo status quo. Tuttavia, il legislatore comunitario non può più porre su piani di uguaglianza imprese che producono quasi un euro su due della ricchezza continentale con coloro che nel nostro continente lasciano ben poco in termini di innovazione e contribuzione".
Un altro passaggio chiave è come le minacce dei traffici illeciti di prodotti coperti da proprietà intellettuale si devono affrontare con maggiore coesione e con uno spirito che tenga conto di quanto il brand sia tutela innanzitutto del consumatore.


"Un prodotto illecito immesso sul mercato produce danni diretti e mina alla base la fiducia del consumatore che in un caso su due è ignaro di comprare un falso - commenta il presidente di INDICAM - arrecando un danno di reputazione alle imprese che già compiono sforzi enormi per dare ai clienti beni di maggiore pregio e garanzia. Non possiamo più assistere a questo squilibrio che porta giovamento solo a chi infrange le regole".
Infine, il Forum INDICAM si è concluso sottolineando come il coordinamento Internazionale sia un punto ancora dolente nella lotta agli illeciti.
"Insistiamo per un sistema doganale europeo che diventi tale nei fatti e che veda aumentare i sequestri in ogni Dogana dell'Unione, e non solo in alcune virtuose, - conclude Peserico - e per un più agile sistema di investigazione che possa raccordare più efficacemente gli organi di polizia europei, sul modello di coordinamento USA, come illustrato direttamente dall'FBI durante il Forum. È necessario affrontare l'aggressione criminale di chi si cela dietro contrabbando e contraffazione con una mentalità adeguata al danno enorme che viene procurato ai nostri sistemi economici, già gravemente indeboliti da crisi e da tensioni internazionali".



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