Infatti, l'indice PMI manifatturiero per l'Area ha segnato un valore di 45,6, ben al di sotto di quel 50 che indica la neutralità tra espansione e contrazione, mentre l'indice composito, che tiene anche conto del settore dei servizi è atterrato a 50,4, un soffio sopra la soglia della contrazione.
Per finire con il conto alla rovescia verso il 31 ottobre, data entro la quale ad oggi il Regno Unito dovrebbe uscire dall'Unione Europea, in una situazione di massima incertezza con riferimento alle opzioni disponibili per il Premier Boris Johnson, sempre più indebolito politicamente e giuridicamente.
Nonostante tutto ciò i mercati azionari "ignavi" hanno sì ripiegato, ma in una misura che non lascia traccia delle oggettive preoccupazioni che li potrebbero affliggere.
Il mercato USA, infatti, chiude la settimana con un "moderato" -1%, l'Area Euro contiene il passivo nel -0,7% dell'indice Eurostoxx 50, l'Italia arretra del - 0,5% ed il Giappone lascia sul terreno lo 0,9%.
Sui Paesi Emergenti, infine, situazione più variegata con la Cina che corregge del -2% e l'India che prosegue il suo recupero con un +2%, sull'onda lunga dell'effetto positivo della decisione del governo di ridurre le imposte sulle società annunciata la settimana precedente.
Nel complesso l'indice MSCI Emerging chiude comunque in territorio negativo (-1,93%).
Quanto ai mercati obbligazionari, settimana di transizione dopo i recenti annunci delle principali Banche Centrali, con il rendimento del Bund decennale che arretra di 5 punti base a -0,57%, dato il prosieguo delle pubblicazioni di dati deboli in Germania e nell'Area Euro, ed il decennale statunitense che arretra di 4 punti base a 1,68%.
Migliora leggermente il nostro differenziale con la Germania sulle scadenze decennali passando da 144 a 139 punti base, in attesa della pubblicazione all'inizio di questa settimana della nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (DEF), documento preparatorio alla stesura della legge di bilancio per il 2020.
Con riferimento alle divise, da segnalare solo il rafforzamento del dollaro sull'Euro che chiude sotto quota 1,10 (1,094) mentre sulle commodity il petrolio perde circa la metà di quanto guadagnato la settimana precedente, -3,7% a 61,9 dollari al barile per il Brent, in seguito agli attacchi agli impianti produttivi sauditi, dato che in apparenza non sembra al momento esservi in programma un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nelle questioni del Golfo.
In conclusione, i mercati appaiono in una situazione attendista, le notizie negative sul fronte politico, Stati Uniti in primis, sembrano essere compensate dalle attese per una ripresa fruttuosa del dialogo tra Stati Uniti e Cina sui temi del commercio internazionale prevista per i primi di ottobre, mentre le notizie negative sul fronte macro economico appaiono compensate dall'atteggiamento ultra accomandante delle principali Banche Centrali.
Chi o cosa potrà scuotere i mercati dalla loro attuale ignavia? Il futuro, ahinoi o per fortuna, è per definizione imperscrutabile e pertanto seguiamo le indicazioni del Duca Virgilio al Sommo Poeta in riferimento agli Ignavi: "non ragioniam di lor, ma guarda e passa".
Giordano Beani, head of Multi-Asset Fund Solutions Italy di Amundi SGR
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