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25/09/2019

idee

L'inutile e dannosa crociata contro il contante

Persino l'ex ministro Padoan ha ammesso che non c'è alcuna relazione tra massa di moneta circolante ed evasione fiscale. Ma allora, cui prodest?

Come ogni governo prima di esso, anche il Conte Bis ha messo nelle priorità di governo la lotta all'evasione fiscale. Questa sarebbe - almeno nelle menti di chi la sbandiera - come la panacea dei mali d'Italia. Una sorta di medicina in grado di azzerare il debito pubblico e ammantare di efficienza la Pubblica Amministrazione.
Apprendiamo dai media che lo strumento principe con cui si vorrebbe intraprendere la campagna contro "il nero" sarebbe una sorta di invito all'uso dei pagamenti elettronici, compreso l'incentivo di una tassa sul prelievo dei contanti al Bancomat , una genialata da oltre 7,5 miliardi di euro quest'ultima che arriva da Confindustria.
A molti osservatori, più che un disincentivo all'uso del contante, è sembrato un regalo alle banche e istituti di pagamento, in grossa crisi di redditività, visti i tassi negativi della BCE. Le commissioni su POS e carte di credito sono da noi tra le più alte in assoluto e spesso sono il vero freno al loro utilizzo da parte di commercianti, professionisti e artigiani.
Ma facciamo finta che la limitazione della moneta di carta, quasi un'ossessione degli ultimi governi, sia un'iniziativa per abbattere l'evasione fiscale.


Con buona pace di concetti come Privacy e Libertà, la ratio è che se tutti i pagamenti sono tracciati, allora non ci sarebbe modo di evadere. In fondo, i nostri conti correnti - privati e aziendali - sono già a disposizione dell'Agenzia delle Entrate.
In teoria sarebbe vero, se non fosse per il fatto che proprio per la natura digitale di tutta la filiera, basterebbe un click voluto o involontario per chiudere un conto corrente, e con esso la possibilità di vivere di una persona o di una azienda. Ne sa qualcosa chi conosce persone provenienti dall'Iran e che pur vivendo in Italia da anni, e con regolare lavoro, si sono viste chiudere unilateralmente e senza preavviso i conti correnti dalle banche. Sta accadendo adesso.
Spostare tutto in digitale potrebbe anche essere una bella cosa, ma siamo certi della sicurezza del sistema? Chiunque parli con un esperto di cybersecurity si sentirebbe rispondere di no, perché questa sicurezza assoluta non esiste. Sarebbe però tutto sotto il controllo diretto di chi ha il potere, magari dei privati, che operano non si sa fino a che punto in modo democratico.

Temi peraltro affrontati in modo esaustivo anche nel libro Digilosofia di Gigi Beltrame.
Senza contare che con una popolazione che diventa sempre più anziana, la sparizione della moneta cartacea creerebbe problemi pratici e psicologici.
Ma se torniamo alla lotta al nero, persino Pier Carlo Padoan ha ammesso che non c'è correlazione tra evasione fiscale e contante in circolazione. Ma i governi precedenti (il suo compreso) ne avano limitato l'uso e quello in carica  vuole quasi abolirlo. Una vera fissazione.
A suffragare le parole dell'ex ministro, attualmente in Parlamento, ci sarebbe anche il fatto che l'Institut der deutschen Wirtschaft (l'istituto per l'Economia tedesca) di Colonia ha reso noti, come ogni anno, i dati sull'economia sommersa in Europa. E qui c'è più di un elemento che dovrebbe far ragionare.
Nel 2017 ammontava 351 miliardi di euro l'economia sommersa che in Germania sfugge a qualsiasi tipo di controllo, per un danno all'erario di circa 65 miliardi di euro.


Quella italiana sarebbe dai 240 ai 333 miliardi di euro, e con le nostre aliquote si arriva a oltre 100 mld minimo. Erano dai 9 agli 11 milioni i tedeschi che lavoravano occasionalmente "in nero" e 2 milioni e mezzo esclusivamente "in nero", in molti casi per non perdere sussidi e aiuti destinati ai disoccupati.
Chi l'avrebbe mai detto, vero? Va tenuto conto inoltre, che in Germania non vi è alcun limite al contante (se uno vuole, una casa o un'auto le può pagare cash), e che da quelle parti nessuno si sognerebbe di fare una crociata all'italiana. Anzi.
L'economista Friedrich Schneider definisce "il nero" come un meccanismo diffuso che però cambia aspetto nel profondo se è esercitato dal singolo o da bande criminali. Per molti in Germania infatti "il nero" è un lubrificante per l'economia. Molti esercizi chiuderebbero se dovessero pagare i collaboratori in modo regolare. Quindi, in Germania l'economia sommersa è ampiamente tollerata, e insieme ai molti scandali venuti alla luce tra industrie e sistema finanziario, spiegano bene la solita doppia morale che vige dalle parti di Berlino.


Un vizietto denunciato ormai anche dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz).
Ma ritorniamo all'Italia.
La riduzione o l'inibizione all'uso del contante è solamente l'ennesima perdita di libertà mascherata da buoni propositi. La libertà di agire e vivere in totale riservatezza anonima. Perdiamo la possibilità di fare e di acquistare - ovviamente nei limiti del lecito - quello che vogliamo, quando vogliamo, dove vogliamo e da chi vogliamo senza renderne conto a qualcuno.
Un conto è godere della facilità di pagamento elettronico, altro è l'obbligo.
Se con l'adozione di sempre più tecnologia già abbiamo ceduto gran parte della nostra vita privata, consapevolmente o meno, quella sul contante sembra essere una delle ultime battaglie di libertà rimaste.

Claudio Gandolfo


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