La lotta alla vera evasione fiscale non passa dalla moneta elettronica
Un furore ideologico che fa il gioco di grandi capitali, multinazionali e strutture finanziarie. Questione di proporzioni
L'ossessione che sembra aver preso alcuni politici per il denaro elettronico come panacea per sconfiggere l'evasione fiscale si scontra con la dura realtà.
Se attraverso la fatturazione elettronica si intendeva colpire liberi professionisti, PMI e artigiani, che obtorto collo hanno dovuto adeguarsi. Ma è una battaglia ideologica che rappresenta plasticamente la scarsa conoscenza del problema e, soprattutto delle dimensioni reali.
Dematerializzando la moneta, si offrono infinite possibilità di elusione/evasione proprio alle più grandi imprese, soprattutto finanziarie.

Se beccare un idraulico che non emette fattura, o un AirBnB o un panettiere che non rilascia lo scontrino può esser gratificante (e magari finire in TV), non lo è certo il rapporto sforzo profuso - risultato ad ottenerlo.
Se si vuole veramente e seriamente aggredire il capitolo evasione/elusione, è altrove a cui rivolgere lo sguardo.
Ne è una prova, tra le tante, la recente perquisizione della sede della Deutsche Borse a Eschborn, vicino a Francoforte, per l'acquisizione di dati rilevanti rispetto ai passaggi illeciti azionari che erano alla base dell'evasione da oltre 10 miliardi di euro nell'ambito del mega scandalo fiscale CUM-EX.
Dieci miliardi, non 10 euro come una pizza.
La globalizzazione finanziaria ed il denaro elettronico non solo non hanno fermato l'evasione, ma l'hanno proiettata in una scala mai vista prima.