E poi, queste aziende sono molto attente ai costi, a comprendere quali sono i vantaggi.
Quando mi riferivo alla trasparenza, pensavo a mostrare in che modo vengono gestiti i dati dei clienti.
Non è solo una questione di aderire al GDPR, perché ci sono altre norme e compliance da rispettare, che variano poi da industry a industry.
In che modo dobbiamo pensare a OVH oggi?
Noi vogliamo essere l'alternativa europea ai grossi cloud provider, solitamente americani.
Vediamo che il mercato, in questo momento, ha una maturità di offerta rispetto al cloud, quindi tante occasioni.
Quali sono i problemi che rallentano le aziende italiane?
La sicurezza non è più il primo ostacolo quando si parla di cloud in ambito aziendale, o comunque i clienti ne hanno preso consapevolezza.
C'è un ambito più culturale che manca, ma anche di competenze che mancano.
Manca la formazione per poter gestire i vari cloud in italia, che comunque, è bene dirlo, sono già ampiamente adottati nel nostro Paese e riscontriamo una forte crescita.
C'è una maggiore attenzione soprattutto nelle PMI.
Noi abbiamo il vantaggio di essere un operatore europeo, noi non siamo soggetti al Patriot Act e alle varie ingerenze governative.
Questo, per molte aziende, è un grosso vantaggio.
Rimaniamo sempre in ambito europeo soprattutto per quelle aziende che vogliono investire nella trasformazione digitale perché non si corre il rischio di dover mostrare i dati a qualche ente al di fuori dell'Unione Europea.
Il manifesto ha anche questo scopo, spiegare che la CIA, l'NSA o l'FBI non potranno pretendere di leggere i dati sui nostri server.
Quanto è stata apprezzata questa scelta europea?
Noi ascoltiamo molto i nostri clienti ed era una forte esigenza di tanti settori.
L'innovazione che ci guida ogni giorno si basa sui loro feedback.
Anche in Italia, quando è venuto il nostro fondatore ha voluto incontrare i nostri clienti per capire cosa serve loro e migliorare la nostra offerta.
Abbiamo buttato il cuore oltre l'ostacolo quando si è pensato al cloud e al public cloud e sono state scelte delle tecnologie di base che potessero accontentare tutti quanti.
Non è stato facile.
L'Italia, dopo la Francia, è il secondo Paese in base al fatturato cloud ed è un ottimo segnale.
Ma è altrettanto chiaro che abbiamo bisogno sempre più di esperti.
C'è una competizione enorme, tant'è che i ragazzi che studiano negli istituti tecnici, senza pensare agli ingegneri, vengono assunti già a 17 anni! E' difficilissimo trovare persone con competenze specifiche nel mondo del cloud.
Bisogna cercare di colmare questo gap che c'è a livello culturale.
Stiamo facendo dei roadshow nelle città italiane e tengo a precisare anche al sud, spesso dimenticato dai giganti della tecnologia, per aiutare sia i prospect sia i clienti e, soprattutto, aiutare la formazione di tutto il sistema.
Anche i nostri partner necessitano di formazione per poter andare nel territorio a ad evangelizzare, non solo proporre la nostra offerta.
Ma siamo davvero arretrati in termini di digitalizzazione delle imprese?
Siamo ancora un pochino indietro.
Ci sono tantissimi software che sono ancora proprietari e per andare nel cloud servono competenze e preparazione.
Il cloud finisce con lo standardizzare le applicazioni, quindi bisogna cambiare la modalità operativa e la mentalità delle persone che utilizzano questi software.
C'è tanto lavoro da fare e proponiamo le nostre Accademy appositamente proprio per cercare di fare cultura e infondere più padronanza della tecnologia.
Lo facciamo attraverso le certificazioni.
Parliamo della vostra offerta.
E' basata sui vent'anni di presenza sul mercato, parte dal business storico che è l'hosting classico che ancora continua a essere una parte molto importante del nostro business.
Poi passiamo ai server, molto richiesti dalla PMI, per poi andare nel cloud che abbiamo sviluppato con Open Stack, per arrivare al private cloud sviluppato con VMware di cui siamo partner a livello mondiale.
In che cosa si differenzia l'offerta?
Tornando al manifesto, la semplicità di adozione è il punto chiave.
Noi facciamo un mestiere chiaro: forniamo l'infrastruttura come servizio e la semplicità è una necessità del mercato che va in direzione di un multi cloud.
Le aziende non hanno una sola soluzione, ne hanno diverse e devono integrarle tra loro.
Hanno più di un provider, un po' come accade a noi consumatori con i telefoni, non abbiamo tutti li stesso operatore.
Non ce ne accorgiamo, ma abbiamo decine di provider diversi e quindi di offerte diverse tra cui i clienti si devono destreggiare.
Noi siamo chiari nell'offerta: si paga il mese e non si è vincolati a vita con contratti lunghi.
quinquennali che spesso diventano un freno all'innovazione.
Un cliente può provare la nostra infrastruttura e poi decidere, liberamente.
Noi garantiamo la prevedibilità dei costi, che è una nostra caratteristica, pur rimanendo aderenti agli standard di mercato.
Non vogliamo assolutamente sostituirci a nessuno, noi facciamo bene quello che sappiamo fare, cioè l'infrastruttura.
Ma questa, ricordiamolo, è necessaria in un mondo che sta abbracciando sempre più il digitale.
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