Una classifica in cui non vorremmo esser primi al mondo
E' quella dei lavoratori sotto occupati, almeno secondo l'OCSE Employment Outlook 2019 sul futuro del lavoro. E secondo loro il Reddito di Cittadinanza è troppo alto
Siamo davanti a Spagna, Australia, Grecia, Svizzera, Germania e Francia.
E lo dice l'OCSE Employment Outlook 2019 sul futuro del lavoro.
La classifica è quella poco onorevole dei lavoratori sotto occupati, cioè soggetti che hanno un impiego part-time (30 ore o meno la settimana), che riferiscono di non riuscire a trovare un lavoro a tempo pieno o di lavorare più ore.
Ci sarebbe da scrivere libri sulla situazione del lavoro in Italia, a partire dal suo costo fino alla deflazione salariale che ha portato ad una crescita vicina allo zero da molti anni a questa parte.

Ma limitiamoci alle parole dell'OCSE.
L'Outlook esamina in profondità anche la situazione futura più in generale nel nostro Paese.
E il giudizio non è certo positivo.
Vediamo i passaggi salienti in sintesi.
Anche se il numero di occupati nel 2019 probabilmente non diminuirà, la qualità del lavoro e le disuguaglianze tra lavoratori potrebbero peggiorare.
Vi sono preoccupazioni sulla qualità di alcuni dei nuovi posti di lavoro che sono creati e, senza un'azione immediata, le disparità del mercato del lavoro potrebbero aumentare, dato che alcuni lavoratori affrontano rischi maggiori di altri.
In Italia, i posti di lavoro ad alto rischio di automazione sono appena al di sopra della media OCSE (14%): il 15,2%.
Un altro 35,5% potrebbe subire sostanziali cambiamenti nel modo in cui vengono svolti. Questi posti di lavoro rimarranno ma con mansioni molto diverse da quelle attuali.

La quota di lavoro temporaneo è superiore alla media OCSE (15,4% rispetto all'11%) ed è cresciuta notevolmente nell'ultimo decennio.
Inoltre, la quota di lavoratori sotto occupati (ciò a cui abbiamo fatto riferimento in apertura) è più che raddoppiata dal 2006, ed è ora la più alta tra i Paesi OCSE.
L'incidenza di lavoratori autonomi che dipendono finanziariamente da un solo cliente - un gruppo particolarmente vulnerabile tra i lavoratori autonomi - è appena inferiore alla media OCSE (15,9% rispetto al 15,2%).