Risk management: necessario ricalibrare l'approccio
Strafurini (BDO): il 74% dei manager sottovaluta i rischi più ovvi e si focalizza invece su quelli più imprevedibili. In Europa, pericoli ambientali e danni al brand sono al top della lista
Tutti parlano dei "cigni neri" (eventi casuali e inaspettati che deviano dalla norma) ma sono in troppi a sottovalutare i "rinoceronti grigi" (eventi critici molto probabili). Infatti, oltre 7 aziende su 10 a livello globale (74% degli intervistati) tendono a non tenere nella giusta considerazione ciò che può più facilmente accadere. E' quanto emerge dal Global Risk Lanscape 2019 di BDO, organizzazione internazionale di revisione e consulenza aziendale, che ha intervistato 500 manager (90 solo in Europa) di primarie società operanti in tutto il mondo.
Dalla ricerca è inoltre emerso che la maggior parte delle aziende dovrebbe riflettere sull'adeguatezza del proprio approccio all'analisi e pianificazione del rischio. In un contesto in cui il 33% dei manager in tutto il mondo avverte l'impatto degli "hype cycle" (con picchi per il settore oil & gas al 52% e real estate al 50%), anticipare e mitigare il rischio significa valutare e prendere in considerazione fattori diversi e interconnessi, che implicano rischi normativi, economici, ambientali e legati alle persone.
Riuscire a comprendere la probabilità che tali rischi si verifichino sul breve e lungo termine, insieme alle conseguenze negative che potrebbero avere, equivale a dare una solida base al futuro aziendale.
I risultati della ricerca suggeriscono inoltre che le aziende con un fatturato più alto (oltre 10 miliardi di dollari) sono maggiormente pronte delle altre ad affrontare i rischi. Si registra anche una maggiore propensione al rischio tra le aziende con un fatturato minore (100-500 milioni di dollari).
In Europa, in particolare, le aziende affrontano un crescente livello di incertezza dovuta all'impatto dell'uscita dall'Unione Europea del Regno Unito. Si rende così necessario ricalibrare l'approccio al rischio, dando la giusta importanza a rischi prevedibili (i più tangibili e misurabili), rischi strategici e rischi esterni.
Il report di quest'anno, il quarto Global Risk Landscape, identifica inoltre cambiamenti significativi nei rischi per i quali i manager europei si sentono meno preparati. Se nel 2018 i rischi normativi dominavano la classifica delle problematiche che le aziende si sentivano meno pronte ad affrontare, quest'anno sono i rischi ambientali e il danno alla reputazione (entrambi con il 31% di preferenze) a preoccupare maggiormente le aziende, seguiti dalla capacità di raccogliere capitali (30%) e da un rallentamento a livello macroeconomico (30%).
Seguono il cybercrimine (28%) e l'interruzione del business (26%).
Se interrogati specificamente sui rischi ambientali (dai cambiamenti nei trasporti alla scarsità di risorse, fino agli eventi climatici estremi), un terzo dei manager europei afferma che il passaggio a un modello di business a basse emissioni rappresenta l'impegno principale, con impatti su molteplici aree di attività.
Tre leader su 10 in Europa dichiarano poi di avvertire l'influenza degli "hype cycle" che si verificano quando media e social media danno grande risonanza a determinate notizie: questo significa che le aziende devono avere consapevolezza di qualsiasi pregiudizio possa rappresentare una fonte di rischio per loro.
"La gestione del rischio non deve più essere considerata unicamente come un compito da assolvere per soddisfare i requisiti imposti dalle autorità, ma deve essere parte integrante della cultura aziendale", ha commentato Marco Strafurini, Partner Risk Advisory Services BDO Italia. "Non si tratta più solo di consapevolezza del rischio, ma di cosa fare quando questo si presenta: chi adotta un approccio proattivo alla gestione del rischio, coinvolgendo tutte le funzioni aziendali, beneficia di migliori decisioni di business e di una maggiore resilienza strategica".