Mordini (Regus): l'ufficio come piattaforma per lo smart working
I nostri business center sono vere e proprie aree di contaminazione di lavoro, di società che condividono uno spazio in maniera flessibile e completamente gestito
Uffici, contratti, smart working, temporary office e socialità: queste sono le esigenze delle aziende moderne. Abbiamo voluto parlare con Mauro Mordini, Country Manager di Regus in Italia.
Quando parliamo di Regus nel nostro Paese, di che tipo di realtà parliamo?
Siamo una realtà di circa 55 centri, che entro la fine dell'anno diventeranno 60. E' una realtà che si è evoluta soprattutto negli ultimi anni. Siamo presenti in Italia dal 97/98 col primo centro, ma fino al 2012/13 ne avevamo circa dieci. In questi ultimi anni c'è stata un'esplosione e la causa è la domanda, perché è cambiato il modo di percepire l'utilizzo degli uffici da parte delle aziende. Il bisogno ora è di flessibilità, velocità, ma anche di servizi in outsourcing per potersi dedicare al proprio core business e lasciare a noi la gestione degli spazi.
Spazi che nel frattempo avete interpretato in modo diverso.
Sono cambiati in base alle esigenze dei clienti. Ci sono state anche delle novità dal punto di vista del gusto perché mettendo a disposizione uffici a grandi aziende devi essere sempre aggiornato su quelli che sono i trend sia da un punto di vista estetico sia dal punto di vista funzionale.
Abbiamo visto aumentare a dismisura quelli che sono gli spazi comuni, dedicati alla massima flessibilità, come aree di coworking o meeting room, aree dove si può anche sviluppare un certo discorso "social", dove c'è una cucina molto attrezzata, dove ci sono dei punti caffè di un certo tipo, dove ci si può incontrare e cominciare a fare anche amicizia con colleghi "allargati" che appartengono ad altre aziende, ma che condividono lo spazio. Sono questi gli spazi maggiormente apprezzati perché si instaura quella contaminazione di idee e soluzioni. Questi spazi che non sono più solo spazi uffici, quindi, come forse erano visti in passato e definiti temporanei, ma sono delle vere e proprie aree di contaminazione di lavoro, di società che condividono uno spazio in maniera flessibile e completamente gestito. Abbiamo diversi brand, come per esempio Spaces (del portafoglio IWG), nati appositamente per agevolare in modo estremo questa contaminazione. Siamo noi stessi che stimoliamo la contaminazione, creando eventi su misura per i clienti all'interno o all'esterno, dando la possibilità di condividere delle aree e di coinvolgere altri occupanti del business center nelle proprie attività.
Ci piace sapere che all'interno delle nostre strutture ci sono diversi professionisti e diverse aziende che collaborano, che si conoscono e che condividono un'esperienza.
Quali sono, brevemente, i vostri brand?
Abbiamo diverse tipologie di building sui quali decliniamo diversi brand. Come IWG Group abbiamo, per esempio, Regus che è il più famoso in Italia. Rappresenta oltre l'80%dei business center che abbiamo oggi e possiamo definire che è il più classico, quello un po' più per corporate e professionisti. Poi abbiamo Spaces, un po' più moderno e creativo che punta molto di più sulla contaminazione delle società all'interno. Alcune corporate preferiscono questi spazi perché c'è un'aria "social" e si può condividere un'esperienza. Poi c'è Signature by Regus, che arriverà anche in Italia ma che per ora non è presente. E' un po il 5 stelle del nostro gruppo.
Poi ci sono altri due brand che non sono presenti sul nostro territorio.
HQ e Number 18 (No18) che non sono in previsione in questo momento nel nostro Paese. Uno è un po' più operativo, l'altro è un 5 stelle molto "club inglese", con camini e tappeti, un certo tipo tessuti damascati. In una realtà come Milano o Roma, magari in un breve futuro anche Torino, secondo me può essere qualcosa che potrebbe avere senso.
Qual è l'identikit di chi cerca un ufficio da voi?
Il tipo di azienda che entra nei nostri spazi si è evoluta. Prima era solitamente un'azienda straniera, o una startup italiana che avevano ben presente quella che era la flessibilità dell'outsourcing. Per entrare nel mercato italiano velocemente utilizzavano questo standard che in altri paesi era già consolidato. Di fatto abbiamo beneficiato delle esperienze dei nostri colleghi all'estero per attrarre clientela in Italia. Oggi il mercato è completamente cambiato. Quasi tutte le società, di fatto, o sono multinazionali o lavorano con multinazionali o hanno rapporti con l'estero. La globalizzazione ha dato una visione diversa del mercato e dell'utilizzo degli uffici.
E come viene visto un ufficio oggi?
L'ufficio viene visto da tutti, aziende italiane e internazionali, piccole medie e grandi, ma anche dai professionisti, come uno strumento di lavoro. Essendo uno strumento di lavoro, l'ufficio non può essere qualcosa di estremamente rigido come era concepito una volta, con un contratto sei anni più sei anni, ma si utilizza quello che serve per il tempo che serve. Oggi si è a Milano, domani a Roma oppure sia a Milano che a Roma. Diventa fondamentale la velocità e la nostra è una piattaforma già pronta a livello nazionale, ma anche a livello internazionale. Un cliente paga e utilizza solo quello che serve per il periodo che gli necessita, semplificando gli aspetti burocratici. Se vogliamo è l'evoluzione dello smart working in chiave dell'ufficio, fornendo spazi e tempo necessari a sviluppare il business.
Qual è la definizione migliore, per lei, di smart working?
Lo smart working, secondo me, viene quasi sempre identificato in maniera errata come lavorare da casa. Questo è il percepito nell'immaginario, ma in realtà lavori dove vuoi per essere più produttivo e più soddisfatto.
Conta il lavoro ma anche la qualità della vita. Qual è il problema di lavorare sempre da casa? Certo, qualche beneficio c'è, ma sicuramente anche qualche controindicazione perché non si entra in contatto con altre persone, si finisce per rilassarsi e si è meno efficaci ed efficienti. Serve la giusta combinazione per poter utilizzare uno strumento professionalmente creato per poter lavorare in un ambito ufficio e anche poter socializzare con altri colleghi, considerando anche quelli "allargati", ma comunque vicino a casa o facilmente raggiungibile. Non si deve fare un'ora e mezzo di strada per recarsi al lavoro, ma si può restare vicino alla scuola del figlio e via per le mille altre esigenze professionali e personali. Essere flessibili ha dei vantaggi da un punto di vista professionale, ma utilizzare uno strumento, in questo caso un ufficio creato per essere professionalmente efficaci, può aiutare a raggiungere meglio gli obiettivi di business.
Organizzate eventi come "stimolo" per i vostri clienti: qual è il driver?
Lo facciamo principalmente negli undici del brand Spaces perché in questi "uffici temporanei" ci sono spazi comuni più capienti, ma succede anche in business center Regus.
Chiamiamo dei professionisti della comunicazione, dei professionisti in ambito business e creiamo degli eventi a tema che sono sia professionali sia più "ludici". Possono essere un wine tasting piuttosto che la serata del musicista che porta alcuni pezzi da condividere con i nostri clienti all'interno del centro piuttosto che invitiamo qualche personaggio a raccontare qualcosa che possa risultare interessante ai nostri clienti. Abbiamo almeno un paio di date alla settimana all'interno dei nostri centri dove invitiamo la nostra clientela a socializzare nei temporary office. Questo cosa ha innescato un sistema per cui anche i clienti all'interno ci chiedono di fare il proprio evento da condividere con altri quindi noi facciamo anche in questo caso un po' da piattaforma organizzatrice. Lo sguardo era rivolto all'interno, ma sia a Milano sia a Roma molti eventi iniziano a rivolgersi all'esterno. Non solo Milano o New York o Londra, ma Bergamo, Brescia, Padova e via di seguito
Siete, di fatto, una piattaforma di lavoro a tutto tondo.
La strategia, ormai da qualche anno, ci vede crescere come una piattaforma che raggiunga capillarmente tutte le aree dove esiste del business.
Flessibilità e mercato immobiliare, non è un controsenso?
Di fatto noi rendiamo flessibile ciò che è estremamente rigido come un immobile.
Quante aziende sono frenate dal creare sedi distaccate vicino ai clienti perché sono spaventate dai contratti di sei più sei anni? L'immagine della rigidità è caduta. Noi mettiamo a disposizione degli spazi rigidi in modo flessibile, perché il mercato non è più come negli anni 80/90 dove la visibilità di un business era a 10 anni. Oggi la visibilità di un business plan, se di lunga visione, è di tre anni: i 12 di un contratto di locazione riguardano 4 business plan! Bisogna essere flessibili sul mercato perché le aziende hanno esigenze diverse. Sono sicuro che scaleremo quote di mercato perché le imprese oggi richiedono la nostra tipologia di offerta e quindi aumenterà la domanda.
Ora arriva il franchising: cosa vi attendete?
Offriamo un'opportunità di collaborazione nuova, per creare un prodotto innovativo e all'avanguardia con le esigenze dei lavoratori di oggi. Con questo progetto, vogliamo dare ai franchisee l'opportunità di entrare in un mercato consolidato insieme a un brand e a un know-how che vantano più di 30 anni di esperienza nel settore: stiamo già discutendo il nostro progetto con alcuni attori italiani, speriamo di poter vedere presto i primi frutti di queste collaborazioni.
Crediamo che attraverso questo progetto potremo raggiungere il numero di 65 business center in Italia entro la fine dell'anno. E' un progetto decisamente ambizioso.