Cala la disoccupazione ma cresce l'apprensione nel manifatturiero
Ci sono voluti 7 anni per superare i danni del Governo Monti. Ma siamo ancora molto lontani dal recuperarli dal punto di vista della crescita economica
I dati Istat e HIS Markit sul settore manifatturiero ci danno due fotografie del nostro Paese molto diverse.
Da una parte abbiamo il tasso di disoccupazione che scende sotto la soglia psicologica del 10% (a maggio è stato 9,9%), prendendo in contropiede i molti "espertoni d'area" che da mesi parlano di disastro del Decreto dignità.
Il calo è dovuto interamente all'aumento degli occupati (+0,3% m/m).
Il tasso di occupazione è salito di un decimo al 59%: sia il livello degli occupati che il tasso di occupazione hanno raggiunto nuovi record.

Il tasso di inattività è rimasto stabile al 34,3% (vicino a un minimo storico).
Ciò significa che la tanto temuta "Quota 100", non ha poi creato sfracelli, visto che il cluster di età degli over 55 è quello che ha visto crescere maggiormente le assunzioni (+88mila).
Il fatto che il calo non abbia interessato la fascia 35-49 anni è preoccupante perchè è la classe dei lavoratori una volta stabilizzati, e questo potrebbe essere un sintomo che il sistema industriale sta espellendo i lavoratori più tutelati e costosi per sostituirli con lavoratori a minor prezzo.
Un modo per proseguire la compressione salariale, che questo esecutivo promette di interrompere, anche con azioni come il costo orario minimo.
Speriamo che adesso i catastrofisti in servizio permanente effettivo tolgano dal loro repertorio frasi del tipo "il governo non fa nulla per il lavoro", oppure "al governo dovrebbero pensare meno a litigare e lavorare di più per il Paese".