La guerra a Huawei è la prima guerra de "il cliente ha sempre ragione"? - Punto e a capo - Gigi Beltrame
Le decisioni delle aziende USA si trasformano in scelte di mercato. Ma i mercati sono pronti alle conseguenze?
Quando l'amministrazione Trump ha avviato una stagione di guerra commerciale con la Cina nessuno si immaginava che prendesse derive inaspettate.
Se ci soffermassimo a guardare cosa è accaduto ad una sola azienda, Huawei, ci potremmo accorgere che la querelle va avanti da parecchio tempo, tanto che l'arresto di Meng Wanzhou non è esattamente di ieri mattina, ma non ci porterebbe lontano nei pensieri.
Non è mia intenzione entrare nel merito della vicenda riguardante il colosso, ma fare una riflessione più generica.

Questa guerra dei dazi farà bene al mercato USA? Perché, in fondo, la questione è questa.
I tweet di minacce del presidente USA mettono sempre sulla graticola i mercati, che di per se non è un buon elemento, ma nemmeno un cattivo.
I mercati, per loro natura si riequilibrano.
Un altro discorso riguarda la speculazione, ma anche questa ci porterebbe fuori strada nel valutare i benefici per gli USA.
I dati ci dicono che la produzione industriale è salita del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2018 nel primo trimestre di quest'anno.
Si tratta dunque del risultato migliore dal 2010.
L 'economia americana è in piena accelerazione, se guardiamo i dati.
Il problema, che riguarda poi noi europei, è che questa corsa al proibizionismo sta alzando di fatto i prezzi dei prodotti e servizi, creando scompensi.
E' come se i dazi siano diventati uno strumento per condizionare i mercati più che bloccarli.
I dazi verso nazioni che hanno mercati domestici enormi, molto estesi, non sono mai stati una grande idea dal punto di vista economico.
Se poi le sanzioni diventano importanti anche per le aziende locali che esportano prodotti o tecnologie, il rischio che si eliminino i benefici è piuttosto evidente.
Ma chi è la vera vittima di questi dazi, se non l'Europa? Infatti, l'Europa ha certamente un mercato interno ricco, ma in molti casi saturo, in molte nazioni addirittura stagnante.