L'export italiano si espande verso mercati sempre più lontani
Sangalli (Intesa Sanpaolo): l'allungamento del raggio di azione delle nostre industrie manifatturiere riflette la capacità di reazione al contesto competitivo
Un'analisi sull'evoluzione della geografia degli scambi mondiali ha messo in luce come l'Italia sia il Paese che, nel confronto con i competitor UE, è riuscito ad accrescere di più il proprio raggio di export di prodotti manufatti nel periodo 2008-17 (arrivando ad una media di 3.413 chilometri nel 2017, contro i 3.244 Km della Francia, i 3.116 della Germania e i 3.082 della Spagna).
Si tratta, tra l'altro, di un periodo sfidante, quello preso in esame, che ha visto intrecciarsi fattori congiunturali (recessione mondiale, crisi dei debiti sovrani in Europa) e strutturali, come il progressivo spostamento del baricentro produttivo verso l'Asia, cui hanno fatto seguito una maggiore concentrazione degli scambi e una perdita di quote di mercato da parte dei paesi europei.

Parte dell'allungamento della distanza percorsa dalle merci italiane è da attribuirsi alla trasformazione della catena produttiva automotive (più integrata con gli Stati Uniti) e alla Meccanica, settore ad elevata diversificazione geografica delle esportazioni.
Tuttavia, non vanno sottovalutati gli effetti derivanti dalla crescente proiezione internazionale degli altri settori di punta del Made in Italy (Sistema moda, Mobili, Alimentare e bevande).
Nei settori caratterizzati da un'ossatura produttiva frammentata, l'orientamento verso mercati geograficamente più lontani assume ancora più valore e fa ben sperare nella buona capacità di reazione delle imprese italiane ai mutamenti del contesto competitivo.
I dati emergono dal "Rapporto Analisi dei Settori Industriali", stilato da Promeieia e presentato con Intesa Sanpaolo.