I mercati sul ring
Amato (Neuberger Berman): Il rallentamento della crescita, i rendimenti bassi e le manovre geopolitiche offrono uno spettacolo piuttosto interessante
Di recente ho trascorso una settimana in Giappone e sebbene gli incontri di sumo non facessero parte del mio itinerario, mi è capitato di assistervi, andando col pensiero alla lotta che i mercati stanno ingaggiando con forze sfavorevoli e all'irrequietezza che serpeggia tra la folla degli investitori.
Sotto molti aspetti, le notizie non sono state delle più allegre. Va diffondendosi sempre di più la view di consenso secondo cui un accordo tra Stati Uniti e Cina sugli scambi commerciali, dopo essere sembrato imminente solo poche settimane fa, adesso verrà posticipato alla fine dell'anno o anche oltre, sempre ammesso che venga raggiunto. I dati economici sono stati deludenti, come evidenziato dal seguitissimo indice PMI statunitense che ha registrato un deludente 50,9, valore che lo mantiene in territorio positivo solo per un soffio. Anche le aspettative di espansione per gli Stati Uniti sono state ridimensionate: L'indicatore GDPNow prevede un ritmo dell'1,3% per un trimestre, mentre diversi economisti hanno rivisto al ribasso le previsioni di crescita, collocandole sotto al 2%. Per quanto riguarda l'Europa, la disoccupazione in Germania è cresciuta per la prima volta da due anni a questa parte, mentre l'attività manifatturiera resta debole.

Se non bastasse, tira una brutta aria anche sul mercato obbligazionario. Di recente, i rendimenti dei Treasury USA a dieci anni hanno toccato i minimi dal 2017 a questa parte, la curva rimane invertita (se sostenuta, è spesso associata all'arrivo di una recessione) e molte obbligazioni europee offrono rendimenti negativi, con il Bund tedesco decennale scambiato a livelli più bassi degli omologhi giapponesi.
Gli effetti cumulativi sulle azioni sono stati negativi: gli indici S&P 500 ed MSCI EAFE hanno perso, rispettivamente, il 6% e il 5% nel mese di maggio, sebbene da inizio anno mantengano ancora un +11% e +8%. L'MSCI Emerging Markets ha perso il 7% nel mese, ma da inizio anno mantiene un +4%.
E adesso cosa succederà?
Oggi, l'interrogativo principale è questo: il rallentamento proseguirà oppure ci sarà una stabilizzazione con una potenziale riaccelerazione nel secondo semestre? Negli Stati Uniti, il rallentamento non ha interessato solo l'indice PMI, ma anche gli investimenti aziendali e i beni strumentali. Sul fronte positivo, tuttavia, segnali incoraggianti giungono dalla fiducia dei consumatori, dall'occupazione, dalla crescita dei salari e dall'aumento della produzione. L'inflazione resta contenuta, offrendo alle banche centrali spazi sufficienti per mantenere un orientamento accomodante. In Giappone, discutendo con economisti e analisti, ho concluso che difficilmente il governo posticiperà l'aumento dell'IVA (che incombe minaccioso sulla domanda). La Cina, da canto suo, ha registrato una leggera flessione dell'indice PMI manifatturiero a 49,4, dopo due mesi di crescita. Le elezioni per il Parlamento europeo si sono concluse con un'avanzata inferiore al previsto da parte dei partiti radicali, limitando - si spera - il rischio di terremoti politici.
BusinessCommunity.it - Supplemento a G.C. e t. - Reg. Trib. Milano n. 431 del 19/7/97
Dir. Responsabile Gigi Beltrame - Dir. Editoriale Claudio Gandolfo