Il vagabondaggio è un contrappeso essenziale all'efficienza.
Devi usare entrambi".
Accettare i fallimenti come tappa di un percorso di miglioramento
Per dirla in un altro modo, il processo di costruzione di un prodotto o di un servizio passa da tentativi ed errori e man mano che un'azienda scala, deve accettare che scali anche la dimensione dei fallimenti.
Così un fallimento multimiliardario per un'azienda che ha una capitalizzazione superiore al trilione di dollari non è insopportabile: il riferimento - che Bezos ricorda senza problemi - è a Fire phone, un insuccesso clamoroso da cui "ricavare degli insegnamenti (e degli sviluppatori) per accelerare il nostro impegno verso lo sviluppo di Echo e Alexa".
La distruzione creativa? Funziona se il cliente è al centro
Che il cliente sia al centro di tutto questo processo di distruzione creativa, Bezos lo rimarca nell'ultima lettera ma è un concetto presente anche nelle precedenti missive.
D'altronde, fin dalla fondazione di Amazon, nel 1994, Bezos ha guidato la società seguendo un unico faro: il focus sul cliente perché ogni altra cosa vada in automatico al suo posto.
Ha funzionato.
E poiché, come sostiene il CEO, Amazon occupa solo un piccolo spazio nel retail che al 90% è dominato ancora dal canale fisico, per molti anni "abbiamo pensato a come servire i clienti in store fisici, ma prima dovevamo inventare qualcosa che potesse realmente piacere...
Con Amazon Go ci siamo liberati della cosa peggiore nel retail fisico: le code".
Echo e Aws: esempi di prodotti che il mercato non sapeva di volere
Così nasce l'innovazione, dall'intuizione di cosa chiederà il mercato al prossimo step: "Nessun cliente chiedeva Echo.
Se nel 2013 avessi proposto "Ti piacerebbe un cilindro nero in cucina, sempre acceso, al quale puoi parlare e fare domande, che accende e spegne le luci e mette la musica?', vi garantisco che chiunque mi avrebbe guardato strano e avrebbe risposto: no grazie." E così con Amazon Web Services, la controllata che fornisce servizi di cloud computing su una piattaforma on demand e che ha un business da 30 miliardi di dollari oltre a milioni di clienti che spaziano dalle grandi imprese, agli enti governativi, alle società no profit.
Wonderflow: dal flusso di dati al prodotto del futuro
Insomma, il primo passo verso l'innovazione consiste nel rendere ogni business consumatore-centrico: che è anche il lavoro di una start up, che risponde al nome di Wonderflow (nel portafoglio di P102, grazie a un finanziamento da 1,5 milioni di euro).
Nata a Trento (nell' Hub Innovazione Trentino) ed emigrata in Olanda per essere incubata da Rockstart ad Amsterdam.
Il core business è un software di intelligenza artificiale capace di estrarre indicatori utili a supportare lo sviluppo del marketing di un prodotto, a partire dall'analisi di feedback e commenti pubblicati online dai consumatori e le informazioni contenute nei customer service aziendali.
La tecnologia è in grado di elaborare 150mila documenti all'ora in dieci lingue diverse, scalando le capacità di qualsiasi data scientist umano.
E non è un caso che se ne servano già colossi come Philips, Samsung, TomTom, Uber, Dhl.
Il settore dei Big Data, in cui Wonderflow opera, è uno dei trend di investimento più interessanti per gli anni a venire, per dimensione di mercato e per la capacità di disruption.
Vale, secondo Statista, 50 miliardi entro il 2019.
La customer analytics di cui si occupa Wondeflow ha invece un valore stimato di 4 miliardi nel 2019: secondo la società di ricerca IDC il Cagr annuo per le piattaforme software di predictive analytics sarà intorno al 40% nel triennio (per arrivare a quota 8,4 miliardi di dollari nel 2021).
Senza considerare che parliamo di tecnologie che possono supportare la tensione all'innovazione centrata sul cliente di cui Bezos ha fatto un vero e proprio mantra.
Giuseppe Donvito, partner di P101 SGR
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