"Il settore è oggi più maturo, con soluzioni innovative quali l'Invoice Auction, la Carta di Credito e il Dynamic Discounting che non sono più soltanto esempi isolati", afferma Antonella Moretto, Direttrice dell'Osservatorio Supply Chain Finance.
"Le nuove tecnologie consentono anche alle piccole e medie di imprese l'accesso all'ecosistema del credito di filiera, ma allo stesso tempo inducono le aziende a considerare contemporaneamente diverse prestazioni, un obiettivo raggiungibile soltanto con un'attenta gestione dei 1 Il mercato potenziale è stato calcolato considerando il montecrediti delle imprese italiane al 31/12/2017, comprensivo sia dei crediti verso i clienti sia dei crediti verso le imprese collegate, ma escludendo i crediti verso controllate e controllanti.
processi interni e delle competenze organizzative".
Il Supply Chain Finance in Italia e in Europa
Le soluzioni di Supply Chain Finance più adottate a livello europeo sono il Reverse Factoring, presente nel 45% delle imprese europee e nel 55% di quelle italiane, seguita dal Dynamic Discounting (il pagamento anticipato da parte del cliente a fronte di uno sconto da parte del fornitore sull'importo della fattura), adottato dal 16% delle aziende europee e dal 22% di quelle nazionali.
Ci sono poi l'Inventory Financing (il finanziamento breve delle scorte attraverso una linea di credito, 9% e 13%) e il Purchase Order Finance (quando un'impresa usa un ordine ricevuto da un cliente con elevato merito creditizio come garanzia per ottenere un finanziamento, 3% e 10%).
Lo rivela un'indagine dell'Osservatorio in collaborazione con la Supply Chain Finance Community e PwC che confronta la percezione del Supply Chain Finance tra le imprese italiane e le imprese operanti a livello europeo.
Il Supply Chain Finance viene adottato dalle imprese sia italiane sia europee come leva strategica per il miglioramento delle relazioni con i partner della Supply Chain, in modo particolare con i fornitori strategici e con spesa significativa, mentre è meno rilevante la volontà di inserire nel programma i fornitori con problemi finanziari.
In Italia sono anche le innovazioni tecnologiche e lo sviluppo di piattaforme bancarie evolute a guidare l'adozione di queste soluzioni, mentre in Europa la spinta maggiore è la forte pressione esterna per l'ottimizzazione del circolante.
Il processo è però spesso rallentato da alcune barriere, che in Italia sono soprattutto economico-finanziarie: ad esempio la mancanza di una massa critica di transazioni, mentre in Europa sono relative alla scarsa collaborazione tra partner e tra funzioni aziendali.
Fra gli attori coinvolti, accanto al peso importante di operatori tradizionali, come banche, factor e fornitori di piattaforme, si affacciano attori innovativi come i provider di informazioni.
In Italia sono rilevanti anche gli operatori logistici e i fondi di investimento, mentre le imprese europee si affidano spesso alle società di consulenza per la fase di selezione e implementazione delle soluzioni.
I principali benefici indicati dal campione analizzato riguardano le migliori condizioni di accesso al credito, la maggior cooperazione fra i partner della filiera e le migliori performance di sostenibilità, mentre le voci di costo più elevate sono legate agli oneri finanziari e alla gestione operativa delle soluzioni e alla gestione del cambiamento dei processi e dei contratti.
Le collaborazioni nella filiera
La proliferazione delle soluzioni fintech e la necessità di innovare da parte degli attori tradizionali spingono la diffusione di partnership fra gli operatori della filiera, 30 in Italia nell'ultimo anno e più del doppio a livello mondiale.
Fra queste emergono le partnership fra provider finanziari (banche, factor, assicurazioni), che portano mercato e managerialità, e provider tecnologici (attori consolidati o startup), che forniscono piattaforme e tecnologie abilitanti e idee innovative, pari al 37,3% del totale.
Seguono le collaborazioni tra provider finanziari e associazioni di categoria o imprese capofiliera come strumento di supporto concreto a filiere specifiche (26,5%), le partnership fra fornitori tecnologici o di informazioni per allargare reciprocamente la propria offerta (20,5%) e quelle tra provider finanziari per supportare attori più deboli come le PMI, filiere specifiche o processi critici quali quelli di internazionalizzazione (15,7%).
Il credito di filiera per le PMI
L'Osservatorio ha indagato anche il ruolo delle PMI nell'ecosistema del Supply Chain Finance, non solo come utilizzatrici delle soluzioni ma anche come promotrici per supportare i propri fornitori.
Fra questi si distinguono le PMI Dreamers, le imprese che vorrebbero sostenere la crescita della propria filiera adottando soluzioni di Supply Chain Finance ma si trovano ad operare in un ambiente non abbastanza maturo, le Hurried, che già utilizzano queste soluzioni ma in modo destrutturato e soltanto per gestire le emergenze, e le Analytical, che invece riescono a utilizzarle in modo strutturato, grazie a un'approfondita conoscenza degli strumenti e un'attenta analisi dei costi e dei benefici, e con l'obiettivo di migliorare gli indicatori finanziari.
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