Tuttavia, per continuare a crescere in tema di produttività e poter competere ancora di più sui mercati globali nel corso dei prossimi anni, bisogna accompagnare l'innovazione tecnologica, evolvendo le competenze e investendo sulle persone.
La trasformazione digitale, infatti, sarà è veramente efficace se valorizzerà pienamente il talento e le potenzialità delle persone".
Le richieste delle PMI
Le PMI italiane confidano, infatti, nel digitale per poter collaborare con fornitori e clienti (86%), in particolare per scambiare ordini elettronici (79%) e gestire pagamenti (80%), ma anche per avere immediato accesso alle informazioni sullo stato dei pagamenti dei propri clienti (86%) o per visualizzare lo stato di evasione degli ordini (83%).
Avere un quadro esaustivo della situazione, permette alle imprese di essere più agili e di prendere decisioni in modo più rapido e consapevole.
Importante anche la possibilità di far leva sulla digitalizzazione per sfruttare al meglio il valore dei dati, effettuando analisi con strumenti di Business Intelligence (53%), per esempio per misurare le performance (32%) o per effettuare analisi predittive (35%).
Quasi una PMI su tre (28%) - in questo scenario - esprime come principale esigenza da soddisfare grazie al digitale, quella di poter operare con un maggior controllo dei propri processi.
Subito dopo, con il 19%, le aziende indicano la ricerca di maggiore integrazione e collaborazione tra le diverse funzioni.
In questo contesto di digitalizzazione, il cloud rappresenta una tecnologia ormai ampiamente recepita, con il 72% delle imprese che la considerano in modo positivo, in particolare per la possibilità di accedere ai dati in qualsiasi momento e da qualsiasi device (38%) e per la maggior sicurezza garantita nella gestione dei dati (27%).
Proprio il tema sicurezza e privacy sono, in questa fase, prioritari (80%), con l'81% delle aziende che ha investito in sicurezza negli ultimi due anni e il 62% delle aziende che lo farà ancora in futuro.
Strategico, da questo punto di vista, il cambiamento introdotto dalla regolamentazione GDPR, per il quale sostanzialmente la totalità delle imprese si è attivata (94%) ed oggi ritiene di essere adeguata (67%) o è in fase di adeguamento (27%).
Cosa chiedono i professionisti dal digitale
Il professionista, invece, vede nella digitalizzazione l'opportunità per far evolvere il proprio ruolo e diventare sempre più un consulente aziendale, anche su temi finanziari.
Se si analizza il segmento di risposte provenienti esclusivamente dai commercialisti, per esempio, emerge come il 61% del campione sia perfettamente consapevole degli impatti del digitale sulla propria professione, anche in ottica futura.
Da qui, la necessità di posizionarsi in modo ancora più distintivo nelle agende dei propri clienti.
Dal punto di vista del business, le opportunità del digitale riguardano la possibilità di offrire consulenza ad alto valore aggiunto (96%), fidelizzare i clienti (86%) e acquisirne di nuovi (65%).
Questo grazie ai servizi innovativi abilitati dal digitale: il 93% degli studi professionali intervistati da Nielsen, infatti, considera le piattaforme digitali come uno strumento per accedere in tempo reale ai dati aziendali e poter avere un quadro della situazione più chiaro.
L'obiettivo finale è quello di potersi dotare di un alto livello informativo ed essere in grado di poter contribuire in modo rilevante alla definizione delle strategie aziendali, oltre a una maggior fidelizzazione della clientela.
L'88% dei professionisti, tra l'altro, vede nel digitale un mezzo fondamentale per poter incrementare la collaborazione con i propri clienti, attraverso una efficace condivisione dei documenti di lavoro.
Non sorprende, quindi, che le applicazioni più interessanti per i professionisti siano quelle che permettono ai loro clienti di consultare in autonomia documenti che lo studio decide di mettere a disposizione (72%) e di condividere un unico software tra studio ed azienda (87%),
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