Medie imprese ferme nel 2018, confidenti (ma non troppo) nel 2019
Secondo l'indagine annuale realizzata da Mediobanca e Unioncamere, sono sempre più tecnologiche e digitali, con una forte propensione all'export ma saldamente ancorate all'Italia
Un 2018 complesso e un 2019 ancora pieno di incognite ma con alcuni segnali di maggior ottimismo. A mostrarlo sono i risultati dell'indagine realizzata da Mediobanca e Unioncamere su un campione rappresentativo di medie imprese industriali italiane.
Queste società, che nel 2017 hanno messo a segno l'incremento più elevato dal 2011 in termini di fatturato ed esportazioni, lo scorso anno hanno registrato una battuta d'arresto delle performance di mercato.

La fascia di medie imprese che segnala crescite del fatturato supera ancora la quota di quelle che indicano difficoltà (25% contro 2%) ma si dimezza rispetto al 2017 (52%).
Inoltre, si amplia notevolmente, arrivando a rappresentare circa i tre quarti del totale, la percentuale di medie imprese che ha registrato nel 2018 una sostanziale stabilità rispetto al 2017.
Una fiducia moderata accompagna le previsioni per il 2019.
Aumenti del fatturato sono attesi, infatti, dal 32% delle medie imprese.
Ancora molto consistente, però, la quota di società che ritiene di confermare i risultati dell'anno precedente: è pari a circa il 67%, considerando l'andamento del fatturato; sale al 68% quando per quanto riguarda le attese relative all'export e arriva al 72% nel caso dell'occupazione.
Mercati esteri come orizzonte ma?

La propensione all'export delle medie imprese si conferma decisamente elevata, tanto che la quota di aziende esportatrici si attesta al 91% e, nel 2018, il 44% del loro fatturato complessivo ha avuto origine dalle vendite sui mercati esteri.
Per il 2019, il giro d'affari si mantiene ancora significativo ma potrebbe essere meno brillante del passato, a causa di una domanda mondiale non altrettanto sostenuta: il 32% delle medie imprese prevede quest'anno di poter espandere il proprio posizionamento di mercato all'estero, rispetto a un 68% che punta a riconfermare i risultati - non sempre brillanti - del 2018.