Gli indici PMI Caixin cinesi per il settore manifatturiero e quello dei servizi hanno entrambi registrato una flessione nel corso del mese.
In Europa, tolta l'unica nota positiva rappresentata dalla Spagna, l'indice PMI dell'eurozona è stato spinto da Germania, Francia e Italia ai minimi degli ultimi cinque anni.
L'Italia è ormai in recessione tecnica e la Germania, che ancora deve riprendersi dal tracollo delle vendite di automobili, ha evitato la crisi per appena un decimo di punto percentuale.
Il seguitissimo indice Sentix, che misura la fiducia degli investitori istituzionali nell'eurozona, ha toccato i minimi da quattro anni a questa parte.
Sull'altra sponda della Manica, con l'approssimarsi della scadenza per la Brexit, il tracollo dell'indice PMI britannico per il settore dei servizi è andato ad aggiungersi all'andamento deludente del settore manifatturiero e delle costruzioni, tracciando un quadro di stallo economico dovuto alla pura e semplice incertezza.
Dopo avere analizzato circa la metà dei rapporti sugli utili del quarto trimestre, constatiamo che anche a livello societario si iniziano a vedere i primi segni di cedimento.
Come ha fatto notare Deutsche Bank in una nota di ricerca del 31 gennaio relativa alle strategie azionarie per gli Stati Uniti, anche tenendo conto delle considerevoli revisioni al ribasso, il numero di società dell'S&P 500 che hanno superato le stime degli analisti è stato il più basso degli ultimi sette anni.
Secondo l'"Halftime Report" di RBC Capital Markets, pubblicato il 5 febbraio, le aspettative di crescita degli utili per azione per il 2019 sono mediamente pari al 4% circa, mentre l'estate scorsa si attestavano al 10%.
Pur considerando l'impatto delle politiche fiscali, prima estremamente favorevole e ora leggermente sfavorevole, simili cifre rimangono sconfortanti.
I punti di inversione generano movimenti estremi in entrambe le direzioni
Davanti a un simile scenario di mercato, il rialzo di inizio anno appare ancor più degno di nota.
Quando sul finire del 2018 qualunque notizia veniva considerata una brutta notizia, i titoli azionari sono stati a quanto pare eccessivamente penalizzati da quelli che in fondo erano solo performance leggermente deludenti nell'ambito della stagione degli utili.
Oggi, invece, le notizie sono a quanto pare tutte buone per gli investitori che sono disposti ad offrire sempre di più per azioni che proteggono i margini o sono interessate dal minor flusso di notizie negative.
Fermo restando lo scenario da noi prospettato di un atterraggio morbido, ci vorrà probabilmente un po' di tempo prima che gli investitori si abituino all'idea che l'economia globale sta frenando e che tale rallentamento, pur non costituendo una recessione, è significativo e proseguirà fino alla fine del ciclo.
Quando i mercati si trovano in punti di inversione come quello attuale, sono prevedibili eccessi di sentiment e momentum, sia in positivo che in negativo.
Il tracollo di dicembre e il rally di gennaio hanno tracciato la "V" di "volatilità ", ma i periodi di volatilità difficilmente durano poco.
Lo scenario di un atterraggio morbido, da noi prospettato, e il livello ragionevole delle valutazioni ci inducono a mantenere un orientamento ottimista sugli asset rischiosi.
Ma è probabile che la volatilità continuerà a perseguitarci, mentre l'economia e i mercati si assesteranno su prospettive di crescita più modeste.
E chi a fine anno si è lasciato prendere dal panico, si è probabilmente fatto sfuggire una bella fetta dei rendimenti per il 2019.
Come è accaduto nel 2016, anche quest'anno potrebbe ancora una volta confermare che, come si suol dire, i rendimenti di lungo termine dipendono più dal sapere aspettare che non dal cogliere in timing migliore.
Joseph V.
Amato, President and Chief Investment Officer - Equities, Neugerger Berman
Se l'articolo ti è piaciuto, condividilo con gli amici e colleghi